Dal 14 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 il Musée Maillol di Parigi presenta una rilettura scientifica dell’opera del grande scultore svizzero Alberto Giacometti. Sono 50 sculture dell’artista unite a circa 25 di artisti a lui contemporanei. La mostra è in collaborazione con la Fondation Giacometti di Parigi.
Proprio per contestualizzare questo grande scultore del XX secolo l’esposizione, che ne mostra 50 opere, è messa in connessione con altre 25 di artisti altrettanto celebrati come Rodin, Bourdelle che è stato il suo mentore, Maillol, Despiau, Brancusi, Laurens, Lipehitz, Zadkine, Csaky e Richter. Quindi l’esposizione non è una mera retrospettiva dell’artista, ma vuol far dialogare Giacometti con altri artisti celebri in luogo tutto dedicato alla scultura com’è il Museo Maillol.
Questo museo dedicato all’altro grande artista Maillol si propone con questa mostra temporanea di offrire un rapporto tra i due artisti entrambi dediti nella loro ricerca artistica, alla figura. Tra tradizione e avanguardia Giacometti ha cercato di imporre un suo proprio stile. Tra Rodin e Giacometti, è inserito Bourdelle che è stato il suo primo maestro essendo direttore dell’Accademia Grande Chaumière dove l’artista ha studiato nel 1922.
L’esposizione che ha un percorso cronologico e tematico mette in relazione Giacometti con gli artisti sopracitati per ciascun periodo della sua evoluzione stilistica con uno sguardo generalmente poco noti del periodo pre guerre, dalle opere della giovinezza ispirate dal classicismo di Maillol e Despiau, all’incontro con le avanguardie parigine del 1925. Il suo inserirsi tra l’astratto e il surreale, sarà messo a fuoco a paragone in particolare con Brancusi.
Il suo ritorno alla figurazione del 1935 è prodromico al suo definitivo stile della maturità. La mostra proporrà in modo tematico il confronto con Rodin, Bourdelle e Mailliol per ciò che inerisce la testa che s’ispira all’Alta Antichità. I grandi temi post-guerra sono evocati dalle opere come L’uomo che marcia, e ispirate al surrealismo La donna che marcia del 1932 fino alle opere iconiche degli anni’50-’60, una per tutte Femme de Venice III del 1950 o Homme qui marche II del 1960.
Per rendere più completa l’esposizione ci saranno una serie di opere grafiche e documenti d’archivio. Inoltre il suo mitico atelier di Montmartre sarà evocato con una serie di litografie del maestro e foto scattate dai più importanti fotografi del Novecento. La mostra è nata anche grazie all’aiuto di Catherine Grenier direttrice della Fondation Giacometti e ai prestiti della Fondation Dina Vierry.
Un’esposizione su questo grande scultore del ‘900 diversa dalla tante.
Emilia Dodi