Alla Grey Art Gallery della New York University dal 6 settembre all’8 dicembre 2018 c’è la mostra fotografica che per la prima volta analizza il ruolo della fotografia nel Neorealismo italiano. Sono esposti 180 scatti di 60 importanti fotografi italiani. La mostra è curata da Enrica Viganò e promossa da Admira.
Questa è la prima volta che a New York c’è una mostra di fotografi italiani che hanno scattato foto del Neorealismo dal 1932 al 1960 comprendendo in questo periodo anche quello fascista dove le foto mostrano il degrado in epoca mussoliniana. Al tempo, solo attraverso le foto era possibile documentare la vita comune in quanto il cinema era quello dei “telefoni bianchi” dove tutto era rappresentato al meglio; quindi per mostrare il realismo italiano in quest’epoca restavano solo gli scatti che hanno un ruolo critico del periodo.
A questo che si potrebbe chiamare realismo e non neorealismo, segue il periodo del dopoguerra dove impera il neorealismo che è stato messo in evidenza dal cinema di De Sica, Rossellini, Luchino Visconti con la sceneggiature di scrittori validi come Cesare Zavattini. Questo periodo è conosciuto negli USA solo attraverso il cinema e non con le foto che sono state scattate ed è quindi importante quest’esposizione che consente di valutare anche la fotografia.
Si arriva poi alle soglie del boom economico che ha cambiato del tutto lo scenario culturale. I fotografi presenti sono notissimi come Mario De Biasi, Franco Pini, Arturo Zavattini, Tullio Farabola, Enrico Pasquali, Chiara Samogheo, Ando Gilardi, Enzo Sellerio, Nino Migliori e si dovrebbe ancora continuare. La mostra si divide in cinque serie: Realismo in epoca fascista, dove in contrasto alle foto dell’Istituto Luce ci sono quelle di fotografi che mostrano le arretratezza del paese come Luciano Morpurgo, Giacomo Pozzi-Bellini e Pasquale De Antonio.
Miseria e ricostruzione, mostra il periodo successivo alla seconda guerra mondiale con le devastazioni, ma anche la gioia della libertà, espressa da Tullio Farabola, Aldo Beltrami, Giuseppe Bruno, Mario Carbone e Roberto Spampinato. Indagine etnografica punta a far conoscere le differenze sociali e economiche dell’Italia tra nord e sud, dalle zone rurali alle città, in un paese che vuole riaffermarsi e sollevarsi. Il tutto è dimostrato dalle foto di Franco Pinna, Ando Gilardi, Renzo Chini, Nino Migliori, Enzo Sellerio, Arturo Zavattini e altri.
Fotogiornalismo e rotocalco che sono quelle realizzate per le numerose riviste edite nel periodo. Il fotogiornalismo è analizzato tramite i lunghi reportage di Carlo Cisventi, Mario Dondero, Federico Patellani, Carlo Garubba, Cecilia Mangini, Tino Petrelli, Lamberti Sorrentino, Fulvio Rofter, Marisa Rastellini, Antonio e Nicola Sansone, che erano chiamati a raccogliere foto per un pubblico che amava interessarsi ai divi e ai fatti accaduti.
La mostra si chiude con la serie con Tra Arte e Documento che presenta le foto di coloro che al tempo erano solo fotoamatori come Tranquillo Casiraghi, Pietro Donzetti, Paolo Monti, Mario Giacomelli, Mario Ingrosso, Ugo Zovetti e molti altri protagonisti della scelta culturale dell’epoca. Infatti tra il 1943 e il 1960 si discusse per chiarire come la fotografia fosse una forma dell’espressione artistica dovendo sottostare a precisi crismi o potesse essere libera. Tra gli eventi collaterali c’è una mostra al MET Metropolitan Museum of Art e una programmazione di film neorealisti.
Savina Fermi