Con il titolo “Antonino Leto tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri” la Galleria d‘Arte Moderna di Palermo celebra dal 13 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019 Antonino Leto, (1844-1913) artista ottocentesco celebre internazionalmente. La mostra è curata da Luisa Martorelli e Antonella Purpura. Organizzazione Civita. Catalogo Silvana Editoriale.
Quest’esposizione promossa dal Comune di Palermo-Assessorato alla Cultura e dalla Galleria d’Arte Moderna in occasione di Palermo Capitale della Cultura 2018, mette in luce uno dei maggiori pittori della fine Ottocento, noto internazionalmente, artista protagonista della pittura in Sicilia con la sua visione mediterranea del paesaggio con uno stile che si è confrontato con la macchia e con l’impressionismo.
Il percorso artistico di Leto è celebrato con circa 100 opere che lo vedono in primis seguire la formazione a Napoli dove si era recato e poi vincendo il “Pensionato artistico” trasferitosi prima a Roma nel 1875 e poi a Firenze, il suo linguaggio artistico tenne conto di una resa naturalistica del tutto personale. Trasferitosi a Parigi nel 1879 dipinse bellissimi quadri con scene di vita parigina secondo la scelta borghese dell’epoca. In mostra ci sono opere che vedono Antonino Leto supportato dalla Famiglia Florio, suoi mecenati, nell’epoca felice di Palermo nel momento Liberty o modernista.
La tela ”La mattanza a Favignana” è uno dei dipinti più intensi dell’Ottocento italiano.
Leto ha avuto la sua consacrazione con gli acquisti fatti dalla Casa Reale e dallo Stato, e per questo ci sono i dipinti preparatori della sua grande opera “I funari di Torre del Greco” che fu presentato all’Esposizione Nazionale di Roma del 1881 e acquistato dalla GNAM che lo detiene in collezione. In questa opera messa a confronto con quella realizzata un anno prima da Gioacchino Toma, si nota bene la riflessione sul lavoro nell’Italia postunitaria. C’è poi messa in rilievo la produzione delle Biennali di Venezia del 1910 e 1924 che consacrano Antonino Leto a livello internazionale.
E poi del suo trasferimento a Capri dove muore, è presentato uno dei suoi capolavori “Dietro la piccola marina di Capri” che fu in primis acquisito dal Principe Costantino di Grecia alla IX Biennale di Venezia. Nell’isola che Leto scelse come sua dimora definitiva le opere divengono più dense e corpose, a macchia, con forti contrasti di luci e ombre, come si può osservare in quelle concesse in prestito dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza “Veduta del giardino dall’Hotel Pagano” e “I Faraglioni di Capri”.
Antonino Leto nel periodo caprese è riuscito a rendere la luce e l’atmosfera di quest’ isola che sarebbe divenuta poi un mito nell’immaginario collettivo.
Anna Camia