Fino al 6 gennaio 2019, è aperta nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara, la mostra dal titolo Courbet e la natura. L’evento organizzato dalla Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, è curato da Dominique de Font-Réaulx, Barbara Guidi, Maria Luisa Pacelli, Isolde Pludermacher e Vincent Pomarède.
Dopo quasi cinquant’anni, torna in Italia Gustave Courbet (1819-1877), in una rassegna dedicata alla sua personalità, alla sua produzione artistica ed al suo rivoluzionario approccio alla pittura di paesaggio. Volendo tracciare un’immagine dell’artista si potrebbe affermare che Courbet s’impose come padre del realismo, aprendo la strada alla modernità in pittura con lavori provocatori e antiaccademici la cui principale fonte d’ispirazione fu la natura. In mostra quarantanove tele, tra cui, Autoritratto con il cane nero.
La quercia di Flagey, La valle della Loue con cielo di tempesta, Volpe nella neve, provenienti dai più importanti musei del mondo e che conducono il fruitore in un percorso scandito da una appassionata rappresentazione del mondo naturale.
Si passa dai panorami della Franca Contea alle spettacolari marine battute dalla tempesta, dalle grotte misteriose da cui scaturiscono sorgenti alle cavità carsiche che si spalancano nei torrenti, dai sensuali nudi immersi in una vegetazione rigogliosa alle sublimi scene di caccia della maturità.
Fonte d’ispirazione sono stati anche i luoghi dove soggiornò l’artista o che semplicemente visitò, quali le coste del Mediterraneo vicino a Montpellier, i paesaggi rocciosi della Mosa in Belgio, le marine della Normandia o i laghi svizzeri dipinti durante l’esilio in un’atmosfera carica di nostalgia.
A questi soggetti si aggiungono le tele che hanno per tema gli animali nel paesaggio, dove Courbet sperimenta il suo occhio originale sull’universo, mediato dalla grande tradizione pittorica occidentale studiata al Louvre. Considerato un maestro dagli Impressionisti e adorato da Cézanne, il pittore sembra svelare forme in attesa di essere rese visibili, catturando i fenomeni naturali più elusivi e transitori.
Non è un caso quindi che egli scrivesse nella prefazione dell’opuscolo che accompagnava la mostra personale organizzata nel celebre Padiglione del Realismo, a margine dell’Esposizione Universale del 1855 queste parole: “Il bello è nella natura e si incontra nella realtà sotto le forme più diverse.
Appena lo si trova, esso appartiene all’arte, o piuttosto all’artista che sa vederlo”.
In queste poche righe è vergata una vera e propria dichiarazione di volontà in cui Courbet dichiara la propria decisione di affrancarsi dai canoni classici e romantici dell’Ottocento per focalizzarsi sulla realtà e sulla natura. Fig 8
Vittoria Severini