“Da anni amo fondere le mie passioni: il teatro e la musica. I musical e le operette mi hanno sempre affascinato. Un professionista dovrebbe essere capace di interpretare vari ruoli perché rimanere intrappolati negli stessi, è poco stimolante e non consente di crescere artisticamente”. A parlare così è un istrionico, comico, sarcastico, esilarante Gennaro Cannavacciuolo che, dal 9 ottobre, sarà protagonista al Teatro Della Cometa di uno spettacolo di indiscutibile virtuosismo, Allegra era la vedova? – One man show per una miliardaria. Visum l’ha incontrato.
“No, la vedova nonostante gli anni, le vicissitudini rimane sempre allegra. E’ il contesto dello spettacolo che è diverso. Allegra era la vedova debuttò nel 2005 nel Nord Italia – spiega a Visum l’attore – ottenendo anche grandi consensi poi non l’ho più messa in scena. Ora, finalmente l’ho ripresa, rivisitando lo spirito dell’operetta in maniera originale. Io interpreto il narratore Louis Treumann, il primo Danilo nel 1905 dell’operetta che ritorna nel teatro dove debuttò in assoluto La Vedova allegra. Riaffiorano i ricordi, rievoca la Belle Epoque, la Prima Guerra mondiale – commenta – gli anni più cupi della Germania nazista della Seconda Guerra mondiale. Pian piano la scena dell’operetta prende vita: arrivano i ballerini, sul palco ecco le scenografie colorate e tutto inizia. Treumann era molto amico del Fuhrer, ma nel 1931, con le leggi razziali, si scoprì che lui era ebreo”.
“Treumann viene allontanato da tutti e poi deportato. Il finale è tragico, magari è immaginabile, ma non lo voglio svelare. Nell’interpretare questo personaggio ho accettato la bella sfida di dar vita a tutti i personaggi simbolo de La Vedova allegra, dal conte Danilo, ad Hanna Glawari, sarò soprano e tenore, una follia pura. Ma io non so stare tranquillo, devo sempre sperimentarmi, fare nuove esperienze. E questa è un’altra delle tante”.
“L’ho conosciuto nel 1980, quando chiuse la sua Compagnia, parallelamente a quella che fondò suo figlio Luca, per recitare testi dello stesso Eduardo, di Scarpetta. Io ero tra i fortunati giovani reclutati dalla Compagnia. Ho frequentato Eduardo fino alla sua morte e con lui ho imparato il rigore, l’essenzialità e la sacralità del palcoscenico. Ma non posso non citare un’altra mia grande maestra di palcoscenico e di vita, Pupella Maggio. Sono stato per anni sotto le loro ali”.
Esiste ancora il teatro napoletano d’autore?
“Maestri come Eduardo e Pupella non esistono più, ma la nuova drammaturgia contemporanea annovera nomi come Ruccello, Santanelli, Moscato, che testimoniano una realtà napoletana ancora valida nel panorama teatrale. Ma ci sono anche altri giovani emergenti”.
“Cercherò di sfruttare al massimo questo spettacolo, con ballerini e musiche rigorosamente dal vivo. Poi riprenderò il mio recital Yves Montand – Un italien à Paris, con le canzoni più significative della sua vita e della sua carriera. E poi c’è un bel progetto di cinema”.
Giancarlo Leone