Con il titolo “I macchiaioli a Torino Arte Italiana verso la modernità” dal 26 ottobre 2018 al 24 marzo 2019 la GAM di Torino presenta un’esposizione che mostra come questo movimento abbia avuto un dialogo con Torino e Genova. E’ curata da Cristina Acidini e Virginia Bertone con coordinamento scientifico di Silvestro Bietoletti e Francesca Petrucci.
Quando si parla di artisti della macchia si pensa sempre e solo ai fiorentini frequentatori del Caffè Michelangelo tra il 1855 e il 1867, che stanchi del modo di dipingere accademico suggerivano una pittura che riproponesse l’impressione del vero e per questo abolivano il tradizionale chiaroscuro dipingendo per accostamenti di colore. Tutto ciò non tiene conto del dialogo artistico che ci fu con la Toscana e la Liguria e quest’esposizione intende ricordarlo.
Organizzata e promossa dalla Fondazione Torino Musei GAM e 24Ore Cultura, vede la collaborazione del Centro Matteucci di Viareggio, presentando 80 opere provenienti da musei italiani, enti e collezioni private che raccontano questo movimento artistico dalle origini al 1870, movimento che intendeva rinnovare il linguaggio figurativo. Fu proprio a Torino che nel 1861 quest’arte ebbe la sua prima affermazione alla Promotrice delle Belle Arti, poiché nella città proclamata capitale vi era un particolare fermento culturale e poiché proprio nel 1963 nacque quella che oggi è la GAM.
A questo proposito è proprio la vasta collezione ottocentesca della GAM che permette il confronto con la pittura macchiaiola. Così nel bicentenario della nascita si pone l’attenzione sull’opera del Fontanesi, della Scuola di Rivara e della Scuola dei Grigi, tutti artisti che la mostra indica come elementi di confronto con la pittura macchiaiola. Il percorso parte proprio dal contenuto innovativo che i macchiaioli hanno portato alla storia dell’arte, mettendo in esposizione alcuni pittori accademici di gusto romantico o purista confrontati con i futuri macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti e Odoardo Borrani.
Furono proprio le opere delle prime Promotrici delle Belle Arti, della prima Esposizione nazionale di Firenze del 1861 e come spunto anche l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855, che indicarono ai giovani macchiaioli la definizione del percorso. Questo dialogo portò alcuni artisti tra Piemonte, Liguria e Toscana alla ricerca del “vero”. Un’altra sezione mostra la sperimentazione della macchia applicata al rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio. Di seguito sono esposte le scelte figurative dei macchiaioli dell’Unità d’Italia a Firenze capitale.
L’ultima sezione affronta la storia di due riviste come Il Gazzettino delle Arti del 1867 pubblicata a Firenze e Arte in Italia del 1869 a Torino, dove critici come Martelli e Signorini e altri presentando il loro punto di vista sull’arte europea di quegli anni fanno comprendere come la svolta macchiaiola ha compiuto il suo ruolo innovatore, e il dialogo che ha poi unito tutti gli artisti alla ricerca della modernità.
Emilia Dodi