Alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ecco un’altra splendida icona della cinematografia mondiale Isabelle Huppert che incontriamo due volte nella stessa giornata, per ricevere il premio alla carriera e per l’Incontro Ravvicinato col pubblico.
Due occasioni che ci hanno fatto rivivere ricordi di film in cui, ha interpretato ruoli indimenticabili, diretta da grandi registi, da Chabrol a Paul Verhoeven, che, con Elle, le offrì l’opportunità della candidatura all’Oscar. Nell’incontro del mattino Isabelle – che ha fatto anche moltissimo teatro, come del resto Cate Blanchett con cui ha a lavorato nel 2014 a New York, in Maids, una produzione della Sydney Theatre Company ospitata dal Lincoln Center Festival al City Center della 51a, con un successo strepitoso – si parla un po’ di tutto.
Iniziando appunto da cinema e teatro due maniere diverse di esprimersi… “Il teatro è obiettivamente più stressante rispetto al cinema. Sono però soddisfatta del mio percorso teatrale e del fatto di poter mescolare teatro e cinema, che trovo più semplice in quanto le difficoltà sul grande schermo, sono risolte dalla regia. Io poi ho avuto la fortuna di lavorare con grandissimi registi”.
Qual’è la sua posizione rispetto ai personaggi che interpreta?
“Mi sento allo stesso tempo, vicina e distante. Alcuni sono più legati al quotidiano, altri alla fantasia.
Ma si tratta sempre di una finzione, alla ricerca di autenticità. Interpretare personaggi controversi non mi ha mai spaventato, anche perché non penso che ci voglia coraggio. Nella vita reale conosco persone molto più coraggiose di me. E, per quanto un personaggio possa essere complesso, non ho mai provato paura, semmai, come attrice, la sensazione che sento, è quella di una grande soddisfazione. Non bisogna aver timore dell’ignoto. Personalmente lo trovo stimolante. Ed è giusto che il cinema possa porre degli interrogativi, e non sia solo intrattenimento”.
Mariangiola Castrovilli