Con il titolo “Magritte La ligne de vie” al MASI sede LAC di Lugano (CH) è in corso un’importante mostra su quest’artista belga maestro del surrealismo. La mostra resterà aperta fino al 6 gennaio 2019.E’ curata da Xavier Canonne, Julie Waserioge e Guido Comis. Catalogo Skira.
Quest’importante esposizione che si tiene nel Museo d’arte della Svizzera italiana, con una selezione di 90 opere che percorrono tutta la carriera dell’artista, prende il nome da una conferenza che Magritte ha tenuto nel 1939 a Anversa che diviene il filo conduttore di tutta la mostra. Infatti sono presenti, raramente esposti al pubblico, anche i primi lavori dell’artista ante surrealismo, tra infatuazione per il futurismo, cubismo orfico e nuova oggettività.
In seguito Magritte prende le mosse dalla metafisica di De Chirico e per questo in mostra ci sono il capolavoro di De Chirico “Les Plaisirs due poete” del 1928 confrontato con “La traversée difficile” del 1926 di Magritte. Infatti Magritte impiega la spazialità metafisica di De Chirico e dal suo ricorso all’associazione imprevedibile di cose senza rapporto tra loro. Poi sono mostrate le opere che vanno dal 1925 al 1936 dove l’artista è alla ricerca dello spaesamento con oggetti comuni per arrivare alla decontestualizzazione totale.
Ogni tela di Magritte nella semplicità delle figurazioni, dei colori realistici, è pregna di cultura filosofica. Altre opere come quelle che uniscono parole e immagini in modo non coerente del periodo “les pentures de mots” sono un contributo originale all’opera del Novecento. André Breton scrisse nel 1941 “Il procedimento di Magritte, non automatico ma pienamente deliberato , sostiene il Surrealismo a partire dal 1929”.
Magritte desidera cercare con le sue opere la conoscenza del mondo ma “una conoscenza che sia inseparabile dal suo mistero”. Alcuni dei suoi dipinti più celebrati sono stati realizzati tra gli anni ’40 e ’60 del Novecento influenzando la cultura artistica del momento, come l’arte pop e quella concettuale. In mostra per ogni periodo del suo lavoro c’è un quadro identificativo e di quello d’oro sono presenti “La memorie” del ’48 “Le Château de Pyrénées” del 1962 e del 1964 “La grande guerre”.
In mostra ci sono anche opere meno note che sono divagazioni di Matisse come i “periodi Renoir” nei quali impiega una tecnica derivata dall’impressionismo e quelli dai colori troppo vivaci con pennellate libere che fanno il verso al fauvismo. La mostra presenta anche documenti, fotografie, e film realizzati da lui negli anni ’50.
Una mostra di Magritte merita sempre una visita.
Emilia Dodi