Di solito un attore, quando interpreta Prospero, il vecchio protagonista de La Tempesta di William Shakespeare è al giro di boa della sua carriera. Interpretarlo o meno? Ugo Pagliai si è posto questo dilemma e poi ha deciso di interpretarlo: fino al 7 ottobre sarà in scena al Globe Theatre, nella splendida cornice di Villa Borghese, in questo ruolo principale, Prospero, per l’appunto, un mago che manipola la realtà a suo piacimento, per la regia di Daniele Salvo.
“Prospero è un personaggio complesso è mago, manipolatore, sognatore, vendicatore, potente, fragile, passionale, padre amoroso nei confronti di sua figlia Miranda, fratello tradito; è un insieme delle umane facoltà che rappresenta il testamento poetico di Shakespeare. Ma ciò che mi colpisce del personaggio è che poi, alla fine, sa perdonare, dopo aver provato il sentimento della vendetta”.
“Assolutamente sì. La Tempesta si può considerare uno dei testi più moderni del Bardo. Oggi basta guardarsi intorno, gli elementi di allora si ripresentano oggi: tradimenti, la voglia di potere, litigi politici, tentativo di stupro della figlia di Prospero, contrasti tra fratelli. Nulla è cambiato: il dramma potrebbe essere ambientato al giorno d’oggi”.
“Con Giorgio eravamo amici. Sì, interpretando Prospero ho voluto onorare la sua memoria, è stato l’ultimo dei personaggi da lui interpretati, anche se l’ha fatto in un’età più avanzata rispetto alla mia. Ogni attore, comunque, ha la propria visione di Prospero, ci mette qualcosa di suo, ogni interpretazione è soggettiva, come lo è stata per me”.
“Sì in realtà è così, anche se il mio giro di boa l’ho fatto cinque anni fa sempre qui al Globe Theatre interpretando un altro personaggio shakespeariano, Re Lear, sovrano temuto e rispettato che ha sempre gestito il suo potere”.
“Bellissimi ricordi e in quegli anni c’erano registi e attori di prim’ordine. Per la prima volta in tv veniva affrontato il tema della parapsicologia, affrontato con competenza e mistero. Il mio personaggio s’innamorava di un fantasma che ogni tanto compariva per le strade di Roma. C’era un lavoro di squadra eccezionale – commenta Pagliai – e tutti gli attori erano ben compenetrati nei loro ruoli. Oggi questo sceneggiato molti padri lo fanno vedere ai figli che si mostrano molto interessati, affascinati, perché non c’è quella violenza che è presente in tanti cartoon, trasmissioni tv, film. Rivedo la Roma di quegli anni, pulita rispetto ad oggi. Anche lì si parlava di magia”.
“Francamente no. Nella mia carriera ne ho fatti talmente tanti, molti dei quali shakespeariani, che posso essere più che soddisfatto di ciò che ho fatto”.
“Un po’ di riposo, forse, finalmente. Quest’estate al Festival dei Due mondi di Spoleto ho portato in scena con Manuela Kusterman lo spettacolo Dopo la prova di Ingmar Bergman. Molte soddisfazioni, ma una grande fatica. Adesso La Tempesta. Dopo mi dedicherò al Teatro Comunale di Teramo di cui sono direttore artistico. Aveva 220 abbonati, con me sono diventati 2500. Il lavoro è impegnativo, ma non devo recitare”.
Giancarlo Leone