E’ in scena al Teatro Manzoni di Roma, fino al 25 novembre, la gustosa e celebre pièce di Bernard Slade, L’anno prossimo… alla stessa ora, nell’adattamento registico di Carlo Alghiero. I due amanti che s’incontrano una sola volta l’anno, sempre lo stesso giorno per venticinque anni sono interpretati da Edy Angelillo e Blas Roca Rey.
Può una storia d’amore andare avanti indisturbata per 25 anni? “Certo”, direbbe Bernard Slade, l’autore che infatti ha scritto questo esilarante testo. Due amanti, ambedue sposati e con figli, che s’incontrano una volta all’anno, sempre lo stesso giorno per venticinque anni: sono i protagonisti della gustosa e celebre pièce di Bernard Slade, per l’appunto, Same time, next year, titolo originale che Carlo Alighiero ha intitolato nel suo adattamento, L’anno prossimo… alla stessa ora, con la traduzione di Nino Marino, in scena fino al 25 novembre al Teatro Manzoni di Roma.
La storia si svolge in una stanza d’albergo, più esattamente nel Motel Paradise, dove ogni anno i due protagonisti si ritrovano con un anno di vita vissuto in più, pur rimanendo il loro amore al centro del mondo. E’ sempre quel motel, quella stessa camera da letto, ogni anno in quel giorno. Tutto uguale e tutto apparentemente molto facile. Al di fuori di questa stanza la cita dei due amanti, anche quella sessuale, procede serenamente e con ottimi risultati.
I rispettivi coniugi sono all’oscuro di tutto, come i loro tanti figli. Lei è Doris e in questo quarto di secolo notiamo i cambiamenti: una volta è la classica ragazza vogliosa di sesso, un’altra volta arriva con il pancione perché è all’ottavo mese di gravidanza, un’altra volta è hippie, poi una imprenditrice e ancora una first lady. Ma ad interpretare tutte queste donne è sempre lei, Edy Angelillo, perfetta in questa pièce brillante, alla ricerca dell’effetto scenico e della verve comica. Lui è George, interpretato da Blas Roca Rey, abile mattatore della scena, ora semplice impiegato, poi imprenditore, infine abile commercialista, colpito in tutti questi anni prima dal lutto del figlio e poi, a distanza di anni, da quello della moglie.
Che male c’è se due amanti, incontratisi la prima volta casualmente e subito andati a letto insieme, stregati ambedue da amore e attrazione fisica, si ritrovano a scambiarsi e a condividere in segreto, sempre innamorati come la prima volta, aneddoti, racconti e fotografie delle loro rispettive famiglie?
Niente di male se non fosse per i sensi di colpa che qua e là spuntano. E se non fosse che in venticinque anni molte cose cambiano. Cambiano le mode, cambiano loro stessi e il loro modo di parlarsi, c’è la guerra del Vietnam, la leggi razziali, ma anche tanti intermezzi musicali, tra un passaggio degli anni ed altri (non certo tutti i venticinque anni), che vanno da Only You dei Platters per arrivare a Venus degli Shocking Blue, che tradiscono le diverse mode del momento, per l’appunto.
Ma questo incontro, di cui ormai non possono più fare a meno, va avanti nella piacevolezza di sempre. Preservato dal fatto che vedersi un solo giorno all’anno significa solo conoscersi solo da venticinque giorni. Doris e George in tutti questi anni non sono invecchiati, anche se gli anni sono passati lo stesso. Invecchiare capita agli altri a chi sta al di là della porta di quella stanza magica. Chiudi la porta e il tempo smette da passare.
L’anno prossimo… alla stessa ora, una pièce senz’altro da vedere, anche per ripercorrere con la memoria momenti che hanno segnato la nostra vita, seppur svoltisi in America, ma che fanno sempre parte del nostro bagaglio culturale, specialmente per chi ha superato due-tre volte gli…anta.
Giancarlo Leone