Sono in molti a dire che Franco Branciaroli sia uno dei migliori attori teatrali oggi in Italia. A 71 anni si diverte a fare il mattatore tra i mattatori perché per lui il teatro più che subirlo lo fa. Amico e collega di altri due mattatori del passato, Carmelo Bene e Vittorio Gassman, l’attore, dal 23 ottobre, è stato protagonista al Teatro Quirino della pièce, tratta dal romanzo di Victor Hugo, I Miserabili, ora in tournèe, nel ruolo del galeotto Jean Valjean. La regia è firmata da Franco Però. Visum l’ha incontrato.
Branciaroli, com’è il suo Jean Valjean?
“E’ come l’ha scritto Victor Hugo, basta interpretarlo. I Miserabili non è un testo teatrale, non ha un linguaggio drammaturgico come si usa in teatro, ma un parlato narrativo, diverso dal parlato teatrale”.
Lei ha definito il suo personaggio come un santo, una figura angelico-faustiana
“Jean Valjean non è migliore di altri. Lui ruba tutta l’argenteria in una chiesa e il vescovo invece di accusarlo racconta ai gendarmi che gliel’ha regalata lui, anzi gli dice di prendere anche due candelabri che si era dimenticato di dargli. A questo punto il mio personaggio rimane spiazzato. Se vogliamo tutto ciò è un paradosso. A questo punto, però, il vescovo lo invita a fare del bene. E lui da galeotto che era, diventa un benefattore. Diventa, per l’appunto, una figura angelico-faustiana”.
E’ vero che lei non considera la professione dell’attore come sacrale?
“Sì, è vero, perché l’attore è uno strumento, la sua volontà è assolutamente marginale. E’ come il pianista che esegue una composizione scritta da un musicista. Non è una divinità, quella è Shakespeare”.
Quella dell’attore si può definire un’arte neutra, nelle mani del regista?
“Amo ubbidire ad un regista intelligente, nell’ubbidire c’è nascosto un piacere segreto. Mi piace ubbidire – commenta il famoso attore – anche se non sono d’accordo, esaudire la sua richiesta. Non amo il regista ‘amico’, piuttosto amo un ‘nemico’ cui dimostrare che quanto chiede o esige può essere attuato”.
Una brillantissima carriera. C’è un ruolo che ancora desidera interpretare?
“Non sono affezionato ad un ruolo in particolare, me ne piacciono tantissimi, non basterebbe una vita ad interpretarli tutti. Mi piacerebbe interpretare Falstaff, il ciccione seduttore da strapazzo”.
“Il difetto è quello di essere un po’ ingombrante come personalità, ma riesco a non farlo pesare, mentre il pregio sta, essendo ingombrante, di essere il più leggero possibile”.
Chi è in generale l’uomo Franco Branciaroli?
“Ma che domanda difficile, non lo so. Io mi sento uguale a tanti altri uomini. Si differisce solo per la pronuncia e per il conto in banca”.
Impegni futuri?
“Porteremo ancora in tournée per l’Italia per altri due anni I Miserabili”.
Giancarlo Leone