Roma Universalis presenta l’ultima grande dinastia di imperatori romani, i Severi, attraverso un’esposizione al II ordine del Colosseo e un percorso lungo il Foro Romano e il Palatino con importanti novità. Aperte al pubblico aree inaccessibili. In mostra reperti inediti.
La rassegna “Roma Universalis” ripercorre 40 anni d’impero (193-235 d. C.) della dinastia venuta dall’Africa. i Severi, che governa il mondo romano (con l’intermezzo di Macrino), in un momento cruciale, l’ultimo periodo in cui Roma fu grande. Settimio Severo (193-211 d. C.) il capostipite, africano di origini italiche, di Leptis Magna in Libia, Caracalla (211-217 d. C.), Elagabalo (218-222 d.C.) e Severo Alessandro (222-235 d. C.), assicurano un periodo di stabilità, con significative trasformazioni in diversi campi. Importantissima la loro presenza nel paesaggio urbano.
Ai Severi si deve il restauro di molti monumenti danneggiati dagli incendi, come il Colosseo. Il documento che meglio spiega il rapporto fra Settimio Severo e Roma è la Forma Urbis, una pianta catastale in marmo lunense, in scala 1:240 che riproduce su una superficie di 18 per 13 metri tutti gli edifici della città. Redatta fra il 203 e il 209 d. C., fu realizzata in occasione del restauro del Templum Pacis dopo l’incendio del 192 d. C.
Fondamentale la Constitutio Antoniniana di Caracalla del 212, opera di giuristi come Ulpiano, che porta a compimento il grandioso processo di “romanizzazione”, inteso come unificazione politica di tutti gli abitanti liberi dell’impero. Un evento epocale, una specie di “ius soli ante litteram”. Un modo per riflettere anche sugli avvenimenti di oggi, precisa Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo.
L’esposizione, promossa dal Parco Archeologico, ideata da Clementina Panella che l’ha curata con Alessandro D’Alessio e Rossella Rea, organizzata da Electa, allestimento di Andrea Mandara, è ospitata al Colosseo (fino al 15 agosto ‘19) e in alcuni siti del Palatino e del Foro attrezzati per le visite. Al Colosseo un centinaio di reperti illustrano gli sviluppi storico-politici e l’evoluzione artistica e architettonica a Roma e nelle regioni dell’impero. Fra questi si segnala la parata di busti marmorei degli imperato che accoglie i visitatori entrando.
A partire da Settimio Severo e prima ancora da Marco Aurelio, seguono Caracalla, Elagabalo, Severo Alessandro, i bambini e le potenti donne della dinastia come Giulia Domna moglie di Settimio Severo nata in Siria. Sono del Metropolitan di New York le raffinatissime anse figurate in argento e foglia d’oro, dei musei tedeschi una serie di preziosissimi vetri, del Museo del Bardo ceramiche di produzione africana. Dal Museo Archeologico di Napoli viene il famoso busto di Caracalla dallo sguardo truce, dai Musei Capitolini i frammenti della Forma Urbis Severiana.
La novità è il percorso lungo il Palatino e il Foro sulle tracce dei Severi in luoghi restituiti alla fruizione pubblica. Si va dall’Arco di Settimio Severo del 203 d. C. in onore dell’imperatore e dei suoi figli Caracalla e Geta (scalpellato dopo la sua uccisione), con scene di battaglie contro Arabi e Parti alle Arcate Severiane, l’imponente complesso di strutture voltate che si vede dal Circo Massimo, fino allo Stadio Palatino e alla Sala dei capitelli dallo splendido soffitto a cassettoni in cui sono esposti alcuni capitelli di età severiana rinvenuti negli scavi di fine ‘800.
Aperto il Vicus ad Carinas, uno dei più antichi percorsi di Roma che collegava il popoloso quartiere delle Carine sull’Esquilino con il Foro. L’attuale tracciato è successivo all’incendio neroniano del’64 d.C. e alla costruzione nel 75 d. C. del Templum Pacis poi Foro della Pace. Superato l’”Arco del Latrone” si scorge dall’alto il pavimento in marmi policromi del Tempio della Pace sulla cui facciata, dal VI scolo parete della basilica dei santi Cosma e Damiano, erano affisse le tavole marmoree della Forma Urbis.
Si vedono ancora i fori delle grappe. Poco lontano un’altra meraviglia. All’interno del cosiddetto Tempio di Romolo una selezione dei 33 reperti trovati durante gli scavi del 2007-2016 nelle c. s. Terme di Elagabalo. Una galleria di ritratti in cui spicca un busto di Settimio Severo e una rara Erma a tre teste. Erano stati reimpiegati come materiale edilizio. A scavare questi tesori Panella dell’Università La Sapienza impegnata dall’86 sul Palatino. Ed ecco il sito da cui provengono da cui si gode una prospettiva insolita del Colosseo e dell’Arco di Costantino. Lo scavo delle Terme di Elagabalo (non una domus, ma un hospitium), ha riportato in luce una storia che va dall’età del ferro all’edilizia aristocratica, alle trasformazioni severiane. Foto 8
Roma, Colosseo – Foro Romano – Palatino. Fino al 31 agosto 2019. Informazioni: prevendita e visite guidate 06-39967700 e www.colosseo.beniculturali.it foto 9
Laura Gigliotti