Maurizio Micheli è il one man show di uno spettacolo al limite tra l’onirico ed il sofisticato, tra il possibile e l’impossibile ma, comunque, uno spettacolo che ti lascia in bocca il senso dell’indeterminatezzam perché tra pensieri, pause, riflessioni e ricordi riesci soltanto a capire che, comunque, il protagonista ci sa fare.
Quando ti rendi conto che l’invisibile protagonista di “Uomo solo in fila” che l’attore tosco-pugliese sta portando in scena dallo scorso sei novembre (vi rimarrà fino al 18) al Teatro della Cometa è un qualunque uomo della strada, uno che potresti anche essere te stesso, quasi rifletti e ti chiedi perché il mondo sia fatto così, proprio come viene descritto dall’abile regia di Luca Sandri. Colmo di indeterminatezza, ma porto da Micheli con una certa dose di comicità sottile che a ben vedere risolleva le sorti delle riflessioni nelle quali l’apertura del sipario ti induce immediatamente ad immergerti.
Quando la scena si apre un pianoforte e qualche sedia in palcoscenico già ti fanno sorgere la sensazione dell’attesa e quando Pasquale, l’uomo in attesa vera, inizia a riflettere vedi scorrere pensieri, idee, qualche pallida speranza, molta inquietudine in ebollizione in quell’essere che si trova di fronte ad un qualunque sportello (nel caso, quello di Equitalia); e “l’attesa” si concretizza, si materializza facendo emergere la misura di quanto tale sensazione alberghi dentro ognuno di noi.
Andrea Gentili