Già dal titolo enigmatico si comprende la particolarità di quest’esposizione che occuperà gran parte di alcuni spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. E’ una mostra dedicata a illustrare l’arte di un periodo nel quale senza pensare alle conseguenze, si distrugge il pianeta.
Quest’esposizioni vuol far riflettere in modo molto contemporaneo sui processi che giornalmente ciascuno di noi compie senza riflettere su quanto le nostre azioni senza pensarci contribuiscono a distruggere il pianeta terra, e pensando ci si domanda se l’arte può contribuire a salvarlo. Domanda retorica poiché l’arte non è la prima volta che denuncia la crisi che il mondo attraversa.
Con le opere di 12 artisti di arte visiva questa crisi vuol essere messa in evidenza, nonchè con gli elaborati sonori di 12 con esibizioni di musicisti o gruppi, nonché oggetti in relazione, ma anche con performances e esecuzioni live che scandiscono la durata della mostra che va 13 dicembre al 23 gennaio 2019 ed è curata da Ilaria Bussoni, Simona Ferrari, Donatello Fumarola, Eva Macali, Serena Soccio da un progetto di Ilaria Bussoni.
La mostra d’arte consta delle opere di Emanuele Becheri, Chiara Bettazzi, Gigi Cifali, Felice Cimatti, Virginia Colwell, Rosetta S. Elkin, Christofer Keller, Fiamma Montezemolo, M,PS, Pietro Ruffo, Gian Maria Tosatti, Massimiliano Turco, Franco Zagari. L’esposizione si compone di un allestimento di opere di artisti inserite in una catena significante completata dal lavoro curatoriale attraverso oggetti di statuto diverso dall’arte contemporanea.
Quest’ insieme è diretto a mostrare la continua creazione e crisi della capacità di fare mondo espressa tanto dall’arte quanto dal complesso prassi umane, siano esse di ambito tecnico, rituale, scientifico, culturale o estetico. Inoltre nel periodo della mostra ci sono geografi, architetti filosofi, antropologi, vulcanologi, botanici e altri che si confrontano sul tema della vita tra le rovine.
Per ciò che riguarda gli elaboratori sonori prendono forma di un tunnel della lunghezza di 13 metri. La plastica del suono degli artisti invitati si ferma all’inizio della musica e della parola, ritrovando i temi della nascita, della fine, dei cambiamenti tramite l’architettura e il disegno del suono. Durante tutto il percorso dell’esposizione ci sono proiezioni di film, concerti, uno spettacolo teatrale, un coro, letture botaniche e performances di ballerini e artisti.
Una mostra diversa dalla altre che interessa giovani e anziani e si spera li porti a rispettare maggiormente il mondo nel quale viviamo.
Anna Camia