Non vi è dubbio che il buon Johann Gutemberg, che nell’anno di grazia 1455 inventò il sistema di stampa a caratteri mobili, ben comprese l’importanza della sua invenzione e non sussistono dubbi sul fatto che da allora la conquista di quel sistema di informazione apparve già una questione di vitale importanza.
Ne sono testimoni gli “Oblivion”, cinque ben affiatati attori-cantanti-comici-ballerini che dal palcoscenico del Teatro Quirino Vittorio Gassman lanciano fino al prossimo 6 gennaio 2019 la loro testimonianza in una forma quanto meno originale, anche se tutto lascia pensare che l’espressione della loro opera sia basata si sulla tipologia di una commedia musicale alquanto originale ma un tantino viziata dall’esempio che in tema di commedie del genere ha dato Andrew Lloyd Webber con il suo
“Jesus Christus Superstar”, genere di musical al quale questo lavoro del gruppo costituitosi nel 2003 a Bologna è palesemente ispirato.
E’ diverso però l’argomento: quando Dio viene a conoscenza dell’invenzione del tedesco di Magonza si precipita sulla terra per far pubblicare da lui quella che ritiene essere la sua autobiografia e Gutemberg, che è anche attento editore, peraltro assai deciso, riesce diplomaticamente a trasformare una autobiografia in una storia, la più appassionante che sia mai stata scritta, la Bibbia.
In maniera anche esaltante, a momenti appassionante, sempre molto attenta alla perfezione dell’esecuzione, con dialoghi di una raffinata sensibilità e con efficace semplicità vengono descritti i più salienti episodi del “Libro dei libri” dall’incipit della Genesi (In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque) all’apocalisse di Giovanni per finire, senza ricorrere a censure o limitazioni di sorta, a volte sfiorando il dissacrante, ai tempi nostri partendo dal Medio Evo.
Il tutto in maniera estremamente impegnata, attenta, simpatica, con riferimenti a detti ed a fatti sia antichi, che correnti, e con l’interpretazione dei personaggi biblici, che di per se rappresenta un capolavoro di inventiva, di descrizione anche “sfacciata” ma mai esagerata, che lascia davvero incantato lo spettatore che anche di fronte a commenti a volte impudenti non riesce a trattenete il sorriso, anche il riso ed applaude anche a scena aperta.
Molto buone tutte le interpretazioni tra le quali va particolarmente evidenziata quella di Fabio Vagnarelli nei panni di Dio e di Lorenzo Scuda in veste di un modernissimo Gesù. Da notare che i numerosi personaggi chiamati in causa nel musical, circa una ventina, vengono tutti coperti soltanto dai cinque componenti gli Oblivion in maniera veramente ammirevole e con molta, molta perizia. Ottima la regia di Giorgio Gallione ed adeguate le scene di Guido Fiorato.
Andrea Gentili