Nel Museo d’arte di Mendrisio fino al 27 gennaio 2019 si possono ammirare 30 dipinti, 15 acquarelli e 80 grafiche nella mostra antologica dell’artista sostenuta anche grazie alla famiglia. Max Bechmann fu un artista di grido negli anni della Secessione e poi dell’espressionismo. Curatore e sostenitore Siegfried Gohr.
A Mendrisio si celebra con un’antologica Max Bechmann artista tedesco nel suo periodo importante. I suoi contatti con l’arte francese degli anni ’20-30 lo fa classificare tra i più importanti artisti dell’Espressionismo. Il suo modo di dipingere forte dai colori vivaci ne ha fatto un portabandiera dell’espressionismo tedesco.
Dopo la mostra del 1990 alla GNAM di Roma non c’è più stata in Italia una mostra a lui dedicata benchè non sia mai stato dimenticato, ma sovrastato dall’arte di Picasso e di Matisse. Poiché non si fa altro che fare mostre dei grandissimi artisti francesi è strano che non si sia pensato a un artista che al rifiuto del nazismo decise di emigrare prima a Amsterdam e poi negli USA dove morì improvvisamente a New York.
I suoi contatti con Parigi sono più che noti e il suo modo di dipingere fu considerato degenerato dal nazismo tanto da essere costretto a lasciare la Germania e la vita indubbiamente travagliata si può notare dalla serie eccezionalmente lucida dei suoi autoritratti. E’ stato proprio lo studioso Siegfried Gohr che ha riscoperto finalmente i principali capitoli dell’opera di questo grande maestro.
Con l’esposizione di tutte le tecniche adottate da Bechmann in questa mostra è possibile rivisitare il suo percorso artistico e tra l’altro la sua importante produzione grafica del periodo 1917-1920 dopo la seconda guerra mondiale decisiva sulla base di una nuova idea dello spazio nell’elaborazione del linguaggio maturo dell’artista, tra sogno e realtà. Max Bechmann è uno degli artisti celebrati in un certo periodo che ebbe anche un profondo declino. Ritornò alla celebrità negli ultimi anni passati negli USA.
Il curatore ha messo in luce, anche nel suo libro-catalogo, alcuni elementi che sono focali nell’arte di Max Bechmann, cioè specchi, strumenti musicali, oggetti comuni, onde mettere in evidenza l’opera dell’artista circa alcune categorie dell’arte come nature morte, scene di interni, il paesaggio e la ritrattistica. La parte meno comprensibile del suo lavoro inerisce le opere a soggetto mitologico e allegorico.
Quest’esposizione farà conoscere meglio un artista che non ha avuto il gusto apprezzamento nei paesi del sud Europa.
Emilia Dodi