A Mendrisio a Casa De Rodis nella Collezione Porzio c’è l’omaggio all’artista del primo novecento Carlo Fornara con l’esposizione di 11 autoritratti a cinquant’anni dalla sua dipartita, uniti ad alcune opere su carta. La mostra è curata da Annie-Paule Quinsac.
Carlo Fornara avrà nel cinquantesimo della sua dipartita a Mendrisio in Casa De Rodis oltre a quest’esposizione di suoi autoritratti che vanno dai vent’anni ai novanta e vogliono mostrare lo sguardo introspettivo della conoscenza di se come una filosofia di vita, un’altra mostra l’estate 2019 sempre nello stesso luogo. Infatti oltre a quella predisposta curata sempre da Annie- Paule Quinsac, ci sarà anche un omaggio di artisti contemporanei affini e selezionati che dialogheranno con le sue opere, impiegando i temi e i luoghi cari a Fornara e prolungheranno la stagione di Casa De Rodis in collaborazione con l’Associazione Asilo Bianco.
Carlo Fornara nato a Prestinone nel 1871 è morto nello steso luogo nel 1968, era di famiglia che nulla ebbe a che vedere con l’arte, ma ben presto il suo desiderio di disegnare lo portò a studiare alla scuola di pittura di Santa Maria Maggiore dove il suo maestro Enrico Cavalli lo indirizzò verso le nuove tendenze dell’arte moderna. Terminati gli studi ebbe la fortuna di poter partecipare con due dipinti alla Prima Triennale di Brera dove ebbe il suo primo incontro con le opere di Segantini e Previati e il divisionismo.
La monografica di Fontanesi a Torino lo spinse a recarsi in Francia dove soggiornò prima a Lione e Marsiglia arrivando poi a Parigi dove studiò le opere del Louvre, vedendo anche da vicino quelle di Milliet, Courbet e Rousseau nonché quelle degli impressionisti.
La sua fortuna fu quella di vedersi rifiutare l’opera En plein air alla terza Triennale di Brera poiché si interessò di lui Alberto Grubicy che lo volle nel gruppo della sua galleria d’arte e questo lo portò a collaborare con Segantini che lo accettò come assistente. Il rapporto con questo grande maestro lo portò a variare il suo modo di rapportarsi con l’iconografia e di fare pittura. Lasciata la figurazione fu il paesaggio inteso come natura a prendere il sopravvento. In effetti il rapporto colore- luce- disegno cambiò secondo la tecnica divisionista a grandi filamenti di matrice segantiniana che creano i contorni e catturano la luce ambientale.
Grubicy che fu il suo mercante alla morte di Segantini, lo spinse sempre più verso la linea divisionista e non gli permise di variare il suo stile fino al 1920 alla sua morte. Quando Grubicy morì lo nominò suo esecutore testamentario. Da quella data Fornara iniziò la lunga riflessione su se stesso e sull’arte contemporanea che lo portò a un percorso controcorrente e solitario. Non accetto più di partecipare ad alcuna esposizione accontentandosi di pochi e fedeli collezionisti.
Bisogna dire che i suoi paesaggi vividi, luminosi, intensi, partecipati sono straordinari e si potranno ammirare nella mostra dell’estate. foto 4
Anna Camia