Dal 7 dicembre 2018 al 19 marzo 2019 a Jesi presso la Fondazione Cassa di Risparmio Palazzo Bisaccioni c’è la mostra La Scuola di San Lorenzo Una Factory romana dove sette artisti negli anni ’80 crearono nell’ex Pastificio Cerere i propri atelier. E’ curata da Giancarlo Bassotti con il contributo critico di Marco Tonelli. Catalogo Silvana Editoriale.
Negli anni ’80 del Novecento sette artisti dei quali un solo scultore occuparono l’ex edificio abbandonato dell’Pastificio Cerere a San Lorenzo una zona della città romana. In effetti non si trattò di una vera e propria scuola ma di sette artisti che non condividevano l’imperante movimento detto Transavanguardia, teorizzato dal critico Achille Bonito Oliva.
Decisero così di installare i propri studi artistici in un luogo che abbastanza centrale permettesse loro di sviluppare la propria arte. Di questo gruppo facevano parte artisti che ora sono celebrati, i cui nomi rispondono a Domenico Bianchi con le sue opere che partendo dal segno genera altre forme che si aprono a molteplici possibilità di senso; Bruno Ceccobelli con simbolismo di tipo mitologico non codificato; Gianni Dessì con il dialogo con la tridimensionalità la cui opera si avvicina alla scultura.
E poi Giuseppe Gallo che ama il confronto con la natura in divenire e le sue opere ben rappresentano l’essenza di questo movimento con forme imprevedibili e sempre in movimento; Nunzio citato allora come l’unico scultore del gruppo che lavora con le qualità espressive della materia e con il suo rapporto tra spazio e luce impiegando vari materiali come il legno e il ferro e continuando a sperimentare.
E poi Pietro Pizzi Cannella che lavora con pittura e disegno tentando di coniugare le due forme espressive con un linguaggio privo di artefici barocchi dove è il quotidiano che entra nella sua semplicità; Marco Tirelli che unisce astratto e figurativo dove le forme e la luce servono a qualificare il soggetto nelle sue diverse combinazioni.
Sono artisti che seguendo l’Arte Povera che è iniziata proprio a Roma, prediligono il fare e condividono il pensiero dell’unione tra arte e quotidianità con immagini simboliche che sono espressione di ciascun artista nel loro modo di vita e grandissima attività. Per inciso bisogna dire che ora il Pastificio Cerere è stato tutto restaurato ed è anche sede di mostre temporanee. E’ bello che i piccoli centri in luoghi istituzionali continuino a far osservare l’arte contemporanea ai suoi inizi.
Emilia Dodi