Nell’ambito del progetto Skin Taste V° edizione a Roma c’è l’installazione murale di Danino Bucchi dal titolo “Danilo Bucchi Paesaggio sospettato”, che copre oltre 250 mq. del Porto Fluviale di Roma e sarà visibile fino al 30 aprile 2019. E’ un’installazione site-specific del progetto di Adriana Rispoli.
Skin Taste è un progetto alla V° Edizione di Adriana Rispoli che dal 2013 dona nei vari luoghi romani una diversità alle facciate dei palazzi. L’opera creata appositamente su carta da manifesto vuole essere una riconversione estetica dell’area e divenire un’unione tra arte e l’enogastronomia. Quest’opera vuole coinvolgere il pubblico che transita davanti al palazzo del Porto Fluviale.
Attualmente questo edificio occupa gli spazi di un capannone degli anni ’50 divenendo poi un opificio, magazzino e deposito tra Trastevere, Piramide e Testaccio luoghi che negli ultimi decenni hanno avuto un’importante riqualificazione, con un importante teatro e il famoso luogo d’arte, cioè il Macro Testaccio. Ora è invece usato come ristorante e nel contempo luogo d’incontro.
Questo site- specific che segue quello che ha avuto luogo di Mariangela Favella, Giuseppe Stampone, Igor Grubic-Raffaella Marello, è stato affidato a Danilo Bucchi noto artista di arte murale con opere di grandi dimensioni, che quest’anno ha creato Paesaggio sospettato, opera che al primo colpo d’occhio sembra una realizzazione astratta mentre in effetti con la sua figurazione appena accennata, coinvolge direttamente l’animo di chi lo osserva.
I sei pannelli, in un certo senso surrealistici, indipendenti e sciolti, danno una sensazione di sogno che sono l’icona del linguaggio artistico di Danilo Bucchi e sono assimilabili alla tradizione novecentesca dell’automatismo psichico, mettendo in luce un panorama dove i tratti di colore rosso sono indicativi di una vita domestica, in apparenza ricreativa ma con momenti inquietanti che danno alla sua creazione un insieme onirico e realistico in maniera che lo spettatore possa rendersene conto e interpretarlo .
Achille Bonito Oliva ha scritto del lavoro di Bucchi: “non vola svincolato dalla realtà della materia, egli non vuole trasformare l’arte in una pratica che cancella la gravità fisica del mondo….vuole potenziarlo mediante la fondazione di un metodo reale, figurabile, capace di estrarre un segno, formalizzando e circoscrivendo l’oscuro peso del colore”. Danilo Bucchi (1978) ha compiuto i suoi studi a Roma e si è concentrato nelle tecniche del disegno con una decisa determinazione nel creare con un linguaggio dedicato al segno che rimanda alla tradizione europea delle prime avanguardie, con l’aiuto di tecniche e sostegno particolarmente tecnologici. Ha avuto molte personali in Italia e all’Estero in luoghi istituzionale e dal 2018 fa parte della collezione permanente della GNAM di Roma con l’opera LIQUID.
Emilia Dodi