Le vite, praticamente parallele, di Lucio Dalla e di Lucio Battisti, rivivono nello spettacolo andato in scena al Teatro Ghione dal 21 al 24 febbraio in una scrittura di Liberato Santarpino che gode della regia di Sebastiano Somma.
Quasi un appuntamento quello in scena perché i parallelismi tra i due grandi cantautori costituiscono un binario convergente che purtroppo non si é mai concretizzato ma che a ben guardare è veramente esistito sebbene in forma del tutto casuale: nati ad appena dodici ore di distanza l’uno dall’altro ( 4 marzo e 5 marzo del 1943) in luoghi assolutamente diversi (Dalla a Bologna e Battisti a Poggio Bustone nel reatino), di stile ed estrazioni musicali diverse, entrambi caratterizzati da stili innovativi che li hanno resi vere e proprie icone della musica italiana nel mondo, figurano come i protagonisti di un’epoca, la seconda metà del 1900, divenuta storica anche grazie e soprattutto a loro.
Ed è questa “nascita in parallelo” lo spunto dal quale Liberato Santarpino è partito, chiamando in causa, con un guizzo di fantasia, gli dei Zeus, Afrodite, Ares e Apollo, per poi riprendere il filo della storia, quella vissuta fra palco e realtà “inventandosi” un incontro artistico mai avvenuto: frutto di uno studio approfondito ed appassionato, di una ricerca sottile e sopraffina di quel Liberato Santarpino già fondatore nel 2002 dell’ “Orchestra da Camera della Campania” ed attuale Presidente del Festival Internazionale di Pompei che da musicista operativo non poteva che comprendere ed afferrare il significato dell’opera dei due grandi cantautori italiani nel panorama musicale internazionale.
Accompagnato dalle voci in scena e fuori scena dei sincronizzatissimi Elsa Baldini, Alfina Scorza, Paolo Forleo e Francesco Curcio, Sebastiano Somma gestisce lo spettacolo rendendolo vivo ed anche, sotto certi aspetti, colmo di grande solennità per la parvenza “storica” cha ha saputo imprimergli.
La parte musicale è molto ben gestita con l’accompagnamento al sax di Sandro Deidda, di Guglielmo Guglielmi al pianoforte, di Lorenzo Guastaferro al vibrafono oltre che di Aldo Vigorito al contrabbasso e di un bravissimo, pregnante Giuseppe Pusata che con la sua batteria fa rivivere i momenti più belli di una vicenda mai veramente vissuta ma che si è effettivamente concretizzata con una concreta innovazione nell’ambito del panorama musicale di tutti i tempi.
Andrea Gentili