Squadra che vince non si cambia: dopo aver portato in tournée per tre stagioni Una giornata particolare, Giulio Scarpati e Valeria Solarino sono di nuovo insieme con Misantropo di Molière che dal 13 marzo è approdato all’Ambra Jovinelli. Visum ha incontrato la popolare attrice.
Valeria come è questa sua Celimene? Cosa ha lei in comune con il personaggio?
“E’ un personaggio completamente diverso da quelli che avevo interpretato, una bella sfida per me. Celimene è una mondana, amante del lusso e dei salotti più in, intelligente. E’ una donna che ha bisogno di piacere a tutti – spiega a Visum – che cerca conferme, il consenso degli altri, ma nasconde anche una grande insicurezza e questo me la fa amare. Pur amando Alceste, che è il suo opposto, non è disposta a rinunciare alle sue abitudini. In comune con lei non ho niente”.
Secondo lei ci sono donne attualmente che somigliano a Celimene?
“Non solo donne, ma anche uomini. Basti pensare ai social che oggi sono diventati importantissimi. L’importante è apparire e avere il consenso degli altri, stare ‘sotto i riflettori’, avere visibilità, sia che piaci o no, stare al centro dell’attenzione come Celimene”.
C’è un personaggio che ha desiderio di interpretare?
“Di personaggi che mi affascinano ce ne sono tanti, ma sono contenta di quelli che mi hanno offerto, che mai avrei pensato di fare, come è stato quello di Antonietta della passata stagione in Una giornata particolare e quello attuale di Celimene, diametralmente opposto. Mi lascio stupire da quello che mi accade”.
Il suo compagno Giovanni Veronesi le dà dei consigli sui personaggi che interpreta?
“Assolutamente no. Mi viene a vedere, il personaggio di Celimene gli è piaciuto moltissimo, ma non interferisce nelle mie scelte. Mi lascia abbastanza campo libero”.
Progetti futuri?
“Dovrebbe uscire prossimamente nelle sale cinematografiche il film Dolcissime che mi vede protagonista con Vinicio Marchioni per la regia di Francesco Ghiaccio e prodotto da Marco D’Amore. Per la prossima stagione riprenderemo Misantropo in teatro”.
Giancarlo Leone