Dal 12 marzo al 23 giugno 2019 Milano a Palazzo Reale dedica una grande mostra all’artista francese dal titolo: “Jean Auguste Dominique Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone” incentrata sul periodo nel quale Napoleone voleva “francesizzare” l’Italia. Con oltre 150 opere provenienti da più importanti mondo, è curata da Florence Viguiler-Dutheil con un importante Comitato scientifico. Catalogo Marsilio Editori.
La mostra che conta oltre 150 opere delle quali 60 dipinti e disegni del grande artista francese, è promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Civita mostre in collaborazione con SiArt e il Musée Ingres di Montauban. I dipinti e disegni provengono daI Metropolitan Museum of Art di New York, Columbus Museum of Art dell’Ohio, il Victoria e Albert Museum di Londra, il Musée du Louvre, il Musée d’Orsay, il Petit Palais, il Musée des Beaux Arts de la Ville de Paris, quello di Montauban, da Brera, dalla Galleria d’arte moderna di Milano, i Musei civici di Brescia e anche da collezioni private.
E’ particolarmente interessante poiché il periodo preso in considerazione è quello di quando Napoleone divenne re d’Italia, e con una frase poco felice, disse di voler francesizzare la nostra Nazione pur intendendo il portare la vita pubblica e culturale italiana a modernizzarsi. Questo portò le arti ad avere un importante sviluppo, che indica anche quello della cultura europea nel periodo del neoclassicismo. Bastano i nomi di Jean Louis David, Antonio Canova e Jean Dominique Auguste Ingres, a far comprendere il valore di questo sviluppo anche se alcuni intendono neoclassicismo come un termine riduttivo.
Ingres che viene considerato un erede di Raffaello e un precursore di Picasso, in effetti non può essere classificato perché è un innovatore grazie al suo modo di dipingere realista e manierista nel contempo, è attraente sia per le sue esagerazioni incisive, che per il suo gusto del vero. I tre artisti citati sono stati il punto di riferimento per tutta l’Europa artistica. L’opera di Ingres è stata considerata molto valida dal 1967 dato le grandi mostre allestite per il centenario, in quanto solo allora la critica è stata capace di comprendere la vera natura della sua arte sempre coerente, dalla ricerca della forma perfetta prima che nella composizione spaziale e nel colore.
Con quest’esposizione si nota la sua italianità e nel medesimo tempo mette in luce la vita artistica a cavallo dell’800, particolarmente a Milano che più di ogni altra città ebbe un ruolo fondamentale nella riorganizzazione artistica. Ingres oltre a divenire ben presto un importante disegnatore, entra nel gruppo di pittori intorno a David. Nel 1800 concorre al Prix de Rome e nel 1806 dopo aver finito la tela di Napoleone in costume sacro, viene a Roma per studiare e contemplare le opere di Raffaello. Sotto l’Impero coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, decide di restare in Italia fino al 1824, ritornando poi a Roma come Direttore di Villa Medici.
Di questo periodo c’è la visione globale del suo lavoro che lasciando la maniera di David e Canova, o quella stravagante di Girodet, indica come la sua opera debba essere vista nelle tensioni, nelle contraddizioni, e nel suo essere ambivalente. Quindi con un metodo differente ed una forma esattamente conclusa, Ingres riunisce audacemente le sue diverse fonti in un’unica opera, raggiungendo una sintesi verso la linea, arrivando per questo a un singolare equilibrio. Infatti con il colore diminuisce la spazialità, riducendo i valori del plasticismo a vantaggio della linea curva. L’esposizione intende presentare in un modo diverso un pittore che fino ad ora è stato strettamente considerato dai più un “neoclassico”, e anche conservatore.
Emilia Dodi