Non facciamone una tragedia

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Al Teatro Delle Muse di Roma, è andato recentemente in scena la divertente commedia scritta e diretta da Geppi Di Stasio, Non è una tragedia, che lo vede anche protagonista. Con lui in scena Wanda Pirol e Rino Santoro.

Commedia ad intenso sfondo psicologico introspettivo, incentrata su tre protagonisti: Renata, analista di successo, una vera professionista; suo marito Attilio, ingegnere informatico fallito; Oreste, uomo che è alla perenne ricerca di “emozioni forti”, di scorciatoie sulle vie dell’amore. L’incontro tra i tre, che avviene tramite i social, porta i protagonisti ad analizzarsi l’uno con l’altro, dando così luogo ad un lungo intreccio psicologico in cui si alternano momenti di tensione e momenti di esilarante divertimento.

 

Man mano che la matassa si dipana, emergono, in maniera sempre più precisa e dettagliata, le caratteristiche e le personalità di ciascuno dei tre protagonisti. In particolare emerge che ognuno dei tre, ha un passato con il quale si trova inevitabilmente a fare i conti, un passato che ha cercato in tutti i modi di rimuovere e che invece, nel corso di questa analisi a tre, riaffiora in tutta la sua preponderanza.

 

Questi scheletri nell’armadio, cacciati dalla porta, rientrano ora dalla finestra. Così viene fuori che Renata ha alle spalle un matrimonio finito male e soffre con malcelato rimpianto per aver interrotto il rapporto con il figlio; Attilio, ingegnere informatico senza clienti, è mantenuto dalla moglie e quando lei glielo rinfaccia, dandogli del buono a nulla, lui sfoga tutta la sua frustrazione. Infine c’è Oreste che si è ridotto a cercare compagnia tramite un sito porno dopo aver chiuso definitivamente con la moglie e incrinato il rapporto con la figlia che non vede da due anni.

Sulla scia di questo procedimento di analisi introspettiva, si arriva al colpo di scena finale che non si svela. Come dice giustamente il titolo di questa pièce, questa non è una tragedia, anche se le vicende e i nomi di alcuni protagonisti possono sembrare un richiamo all’Edipo Re di Sofocle o all’Orestea di Eschilo, anche se ambedue non c’entrino per niente.

Se proprio vogliamo fare un parallelismo, la trama di questa commedia può richiamare alcune tematiche molto care a Luigi Pirandello. Infatti il drammaturgo siciliano, che è il più grande interprete della crisi dell’uomo moderno, di una visione pessimistica dell’uomo e della vita, al termine delle sue commedie riduce quasi sempre i protagonisti a “maschere nude”. E questo è un po’ quello che ha fatto Geppi Di Stasio, l’autore e protagonista di questa commedia. Anche lui, infatti, ha messo a nudo i protagonisti, svelando i retroscena delle loro vite.

E’ da questi retroscena che vengono fuori le istanze, le aspettative e le esigenze di ciascuno dei protagonisti. Fin qui i punti di contatto. La differenza tra Pirandello e Di Stasio è che il primo, sulla scia del suo pessimismo cosmico, dà alle sue maschere nude una connotazione di assoluta serietà e di ineluttabile negatività; per Di Stasio, al contrario, tutto questo non dà luogo ad una tragedia, ma ad una commedia semi-divertente, perché per lui, come per tutti noi, il fatto che le nostre esigenze attuali sono condizionate dal passato, è qualcosa di universale, valido per ogni tempo e per ogni uomo. Vale la pena, quindi, di riderci sopra.

Molto bravi i tre attori: Wanda Pirol, nel ruolo dell’analista, e Geppi Di Stasio alla ricerca di facili amori sui social. Una menzione particolare merita Rino Santoro: la sua interpretazione di Attilio è magistrale, in quanto dapprima tenta pateticamente di mettersi sullo stesso piano di importanza della moglie, mentre poi, gettata la maschera, sfoga tutta la sua frustrazione.

 

Una commedia divertente, che fa anche riflettere, in quanto si alternano situazioni comiche e riflessioni serie sulla precarietà e difficoltà della condizione umana.

Franco Ruggiero

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