Fino al 10 marzo, al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, Maurizio Micheli e Iaia Forte, con Sara Lazzaro e Nicola Ravaioli, sono i protagonisti di Tempi nuovi, la nuova ed inedita commedia brillante e molto divertente scritta e diretta da Cristina Comencini che mette in scena un nucleo familiare investito dai cambiamenti veloci e sorprendenti della nostra epoca.
All’apertura del sipario, si nota subito un grande studio, con grandi librerie ricolme di libri, dei libri anche per terra, una scrivania al centro con su un computer portatile, un divano classico e una poltrona di design. E’ qui che si svolge la trama della commedia. Già da questa normale messinscena si nota subito la contrapposizione tra antico e tradizionale e tra moderno e innovativo che fa da protagonista di tutto lo spettacolo. I libri, la carta stampata, simbolo per eccellenza dello studio si trovano a contrastare il mondo del web, il cui sapere si basa su codici immateriali ed impalpabili così come il divano di tre posti in pelle che cozza con la poltrona rifinita da un moderno design. Un confronto tra passato e presente che strizza l’occhio al futuro.
Una contrapposizione che si evidenzia anche tra i protagonisti della pièce: c’è uno stimato professore di storia, Giuseppe – Maurizio Micheli – alle prese con le problematiche dei nuovi adepti alla tecnologia e una madre giornalista, Sabina – Iaia Forte – che vuole stare al passo con i tempi alla continua ricerca della realtà 2.0 e dei loro figli, Sara Lazzaro e Nicola Ravaioli, nei ruoli di Clementina e Antonio. Si è così di fronte ad un costante gioco di confronto e contaminazioni tea vecchie e nuove generazioni: quella dei genitori, che cercano, da un lato, di conservare le tradizioni con le quali sono cresciuti e rimanerne fedeli e, dall’altro, si sforzano di mantenersi giovani adattandosi alle tecnologie contemporanee, e quella dei figli, la generazione tecnologica, cresciuti fin da piccoli con i nuovi mezzi di comunicazione, che vivono la loro vita in maniera più leggera, aperti a rapporti e sesso senza farsi tanti problemi.
Tante sono le riflessioni che emergono guardando questa divertente pièce: è sempre conveniente stare al passo con i tempi, quando messaggiamo con chat ed emoji a discapito dei dialoghi faccia a faccia con una persona? Dobbiamo rimanere ancorati alla visione della famiglia tradizionale, anche quando, ad esempio, due ragazze si amano e vogliono avere un figlio attraverso la banca del seme? Le vecchie generazioni guardano al futuro con un occhio al passato lontano e che non tornerà più, mentre le nuove generazioni si adattano più facilmente al presente, l’accolgono con facilità senza farsi tante domande.
Ed ecco che allora la mamma che vuole stare al passo con i tempi e vuole essere la più tecnologica possibile, finisce quasi per scandalizzarsi quando apprende che la figlia si sia dichiarata lesbica e che la compagna aspetti un bambino, mentre il padre, ancorato alle sue vecchie abitudini e incapace di adattarsi alla tecnologia, a sorpresa prende con filosofia le scelte di vita della figlia, quasi gioendo.
Anzi, dopo un’operazione subìta, rinasce, quasi avendo una specie di crisi di mezza età: studia i nuovi linguaggi del web, apre un blog con il nick name di Ciclamino 9, diventando intollerante ai libri, che per una vita erano stati suoi degni “compagni” di sapere. Ma quasi alla fine della pièce, il professore Giuseppe torna quello che era, grazie all’affetto del suo piccolo nipote, sottolineando come i legami siano importanti e basilari nella vita per stabilire chi siamo davvero.
Maurizio Micheli diverte molto in questo ruolo e si è ben compenetrato nel ruolo dello storico apparentemente ottuso, ma aperto addirittura alla possibilità di cambiare completamente vita pur di stare al passo con i tempi. Iaia Forte si conferma ancora una volta quella magistrale attrice che tutti conosciamo: divertente, apprensiva, sa interpretare ottimamente le espressioni e i pensieri di una madre preoccupata per i figli, molto più simile di quanto non immagini al marito che ama da sempre.
Bravissimi anche Nicola Ravaioli (Antonio) e Sara Lazzaro (Clementina), rispettivamente nei panni di un figlio svogliato che deve ancora imparare ad amare, prima di inquadrare storicamente la Resistenza e di una figlia adulta che sa quello che vuole nella vita e conosce ciò a cui non vorrà mai rinunciare: la sua famiglia.
Ottima la regia di Cristina Comencini che insegna che il passato è utile poiché lì sono le nostre radici e da queste risaliamo per gettare altre basi. Cambiano solo le strutture dei Tempi nuovi. Non a caso la colonna sonora della pièce che fa da sottofondo è Ci vuole un fiore, di Sergio Endrigo.
Tempo nuovi, senz’altro da vedere, è una commedia per divertirsi e riflettere sul presente.
Giancarlo Leone