Alla Fondazione Marconi di Milano fino al 28 giugno c’è la mostra di Emilio Tadini (1927-2002) e dei suoi inizi della produzione artistica. E’ il periodo della sua creazione per grandi cicli dedicati al clima surreale, onirico, elementi letterari dove le leggi dello spazio e del tempo vengono annullate.
Quest’esposizione intende far conoscere al meglio il periodo del suo lavoro grafico e pittorico onde ricostruire la figura in toto di quest’artista, pittore, disegnatore, intellettuale, scrittore e poeta, anche del periodo del suo rapporto con Giorgio Marconi, gallerista, collezionista e amico dell’artista. Questa è la terza mostra che viene dedicata dalla Fondazione Marconi a Tadini dopo Emilio Tadini 1960-1985, L’occhio della pittura del 2007, e Emilio Tadini 1988-1987, ma le mostre dedicate a quest’artista in spazi istituzionali prima e dopo la sua morte che sono state molte, una per tutte la retrospettiva del 2001 a Palazzo Reale di Milano e post-morte poi, moltissime.
Tra le ultime all’interno della mostra il Novecento Italiano organizzata dal Comune di Milano nel 2018 e “Profughi” ancora in corso che presenta l’omonimo ciclo degli anni Ottanta del ‘900 con un titolo quanto mai adatto ai tempi. La sua pittura si è sempre sviluppata per cicli come se fosse lo svolgimento di vari racconti. Le sue opere seguono un processo mentale e la sua figurazione appare sempre inserita in un’atmosfera onirica, in un clima surrealista- metafisico.
Il suo punto di partenza non è la pop art americana anche se del periodo, bensì le serie che l’artista dedicata al pop britannico con le sue varianti introspettive, personali, intellettuali, politiche e critiche. Infatti Tadini guarda a Kitaj, Blake, Hockney, Allen Jones e anche a Francis Bacon e Patrick Caufield, nonché alla figurazione di Adam, Arroyo e Tèlèmaque. Questa metodica è abbandonata dall’artista negli anni ’80 che comunque ha lasciato un segno nelle opere successive.
Per testimoniare come Tadini abbia sempre espresso con la pittura i suoi “racconti per immagini”, la mostra accosta alle tele, i disegni e le opere grafiche, dove si nota l’unione di tela, carta, pittura e disegno. Lo stesso Tadini ha raccontato:“ l’incontro con Marconi è stato importante , mi ha dato una grande fiducia di potere fare questo lavoro di pittore “professionalmente”. E subito dopo lavorando, viene fuori la prima grande serie che è quella della Vita di Voltaire, dove si vede l’influenza della Metafisica, si alleggerisce la materia pittorica, uso fondi chiari monocromi e comincia un po’ la storia della mia pittura…………”. ( Estratto dal libro di A.C. Quiintavalle Emilio Tadini, Fabbri editori 1994).
Anna Camia