Doppio appuntamento mercoledì 17 aprile al Teatro Brancaccio (quello delle ore 21 dopo pochi giorni già era sold out, pochi posti ancora per quello aggiunto previsto per le ore 18) per Uccio De Santis e il suo nuovo spettacolo Vi racconto il mio Mudù (Non Ci Resta Che Ridere). Con lui sul palco, Umberto Sardella e Antonella Genga. Visum lo ha incontrato.
“Due ore di scenette, siparietti comici, barzellette, gag e freddure con monologhi nuovi e vecchi che il pubblico che mi conosce già ha apprezzato. Sarà il frutto di 18 anni di lavoro – spiega a Visum – con novità e i miei cavalli di battaglia. Ho scoperto che oltre alle classiche barzellette sui carabinieri ne esistono tante sui medici. Ne racconterò diverse delle une e delle altre – commenta – passando ipoteticamente da un ambulatorio a una caserma di carabinieri. Poi un tuffo sul passato raccontando gag e barzellette su principi, principesse e re”.
“Da una serie tv comica che dal 2001 va in onda su Telenorba con gran successo, una tv non nazionale che copre alcune regioni del Sud, dalla Puglia in giù, formato da cortometraggi, freddure di 13 secondi, gag slegate le une dalle altre, una sorta di Striscia la notizia. Un frullatore di tanta comicità che diverte con sketch, spezzoni tratti dai miei spettacoli teatrali, siparietti dietro le quinte”.
“Il fatto di sapersi rinnovare e nonostante passino gli anni, riusciamo ad impreziosire lo spettacolo con nuove location, inserimento di attori nuovi. Rivedendo le prime edizioni tv del 2001 e del 2002 si nota questa crescita”.
“Ascoltando la gente per la strada, ascoltando dei dialoghi magari fra due amici che parlano e lì scattano nella mia mente le gag, le freddure da confezionare, da impreziosire e da proporre al pubblico”.
“La spontaneità, la naturalezza perché ho sempre odiato le forzature nella comicità. Il pubblico vuole in una battuta un certo contenuto e vuole che sia interpretata senza falsità. E poi ci deve essere l’immediatezza della battuta, non deve essere scontata”.
“Piace molto. Per anni ha imperversato la comicità dei romani, dei toscani, dei napoletani. Adesso – sottolinea – è arrivato il momento della Puglia e i comici pugliesi si stanno affermando, vedi i film di Checco Zalone. Al pubblico piacciono i suoni del dialetto, l’immediatezza”.
“Ma no, il pubblico romano è un pubblico attento, esigente, ma che se vede una persona garbata e che sa fare il tuo mestiere poi non ti lascia più. Al Brancaccio c’ero già stato – fa sapere – ma sono stato anche al Salone Margherita. Anni fa una coppia romana che era già venuta a vedermi era così divertita che dopo lo spettacolo prenotò per tornare un’altra volta. Il pubblico per me è tutto uguale, ma se viene a vederti e spende quei 50 euro, tu gli devi dare il giusto divertimento, lo devi premiare, non puoi deluderlo”.
“Quando ero piccolo dicevo sempre che mi sarebbe piaciuto fare il pilota d’aereo o il comandante di una nave, perché amo molto il mare, nuotare. Per due anni ho fatto il ragioniere in una società. Se non avessi fatto questo mestiere, visto che in passato ho gestito dei locali, mi sarebbe piaciuto gestire un teatro”.
“Premetto che non amo per niente i reality, però se dovessero offrirmi una partecipazione a questi tipi di programmi, prima di dire un No definitivo ci penserei due volte. Tutto potrebbe far gioco”.
“Un pregio che mi riconosco senz’altro la pazienza, ma potrebbe essere anche un difetto. Un difetto? Troppo precisino, prima di salire sul palco mi preoccupo di tutti gli elementi tecnici”.
Cosa c’è nel futuro di Uccio De Santis?
“Intanto tante serate estive in giro per l’Italia con il mio spettacolo. Poi sto preparando per Telenorba la nuova edizione, la 9°, del Mudù. Nell’aria, poi, come dico io, si sente un po’ di mormorio. Subito andrò in Rai a La vita in diretta, poi da Marzullo, e in Made in Sud. Qualcosa si sta muovendo. Anche Rai e Mediaset cominciano a conoscermi, ci sono dei contatti. Insomma potrebbe scoppiare tra un po’ qualche ‘bomba’”.
Giancarlo Leone