ROMA in mostra in bianco e nero

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Pompeo Molins (1827-1900 ca.) Rovine dell’acquedotto Claudio, 1868 ca. stampa all’albumina, AF 3316

Roma dagli albori della fotografia ad oggi attraverso percorsi tra le rovine, luoghi simbolo della cristianità, vie d’acqua, ville, orti e campagna. Antico e moderno.  

Eugène Constant (attivo 1850-1880)
Veduta del Foro Romano e resti del Tempio di Saturno, 1850-1857 carta salata, AF 7031/17

 

Raccontano 180 anni di storia della fotografia e una Roma sparita le 320 immagini esposte a Palazzo Braschi fino al 22 settembre nella mostra Roma nella camera oscura curata da Simonetta Tozzi e Flavia Pesci. Vengono dall’ Archivio Fotografico del Museo che conserva più di 30mila positivi e 50mila negativi che vanno dal 1845 ad oggi.

 

Fotografo non identificato
Donna e bambina in costume regionale, 1865-1870 stampa all’albumina, AF 325

 

Si passa attraverso l’evoluzione della tecnica fotografica, dagherrotipi, carte salate, calotipie, albumine, alla storia della città che cambia sotto l’incalzare del progresso. Un viaggio nella memoria alla ricerca di luoghi dimenticati che tornano velati di nostalgia e rimpianto. I fotografi sono i novelli artisti di una Roma che si appresta a diventare borghese, aperta alle novità del progresso. All’inizio il modello di riferimento è il ritratto, le vedute dei pittori, ma pian piano la fotografia assume contorni definiti conquistando sul campo il diritto alla propria originalità d’arte.

 

Fotografo non identificato
Donna e bambina in costume regionale, 1865-1870
stampa all’albumina, AF 325

Il dagherrotipo inventato nel 1839 da Louis Daguerre viene fatto conoscere in Italia da Lorenzo Suscipj. Seguono le prime prove di calotipia del romano Ludovico Tuminello. I Pittori-Fotografi primo circolo fotografico d’Italia nasce a Roma nel 1845. Le prime opere in mostra sono due dagherrotipi su lastre di rame argentate ai vapori di iodio. Un’operazione da apprendisti stregoni che richiede competenze tecniche e lunghi tempi di posa. E costosa, un prodotto per ricchi.

 

Gioacchino Altobelli (1814 – post 1878), Pompeo Molins (1827-1900 ca.) Tempio di Minerva Medica con coltivazione di ortaggi, 1860 ca. stampa all’albumina, AF 22815

 

Si passa quindi alle carte salate riproducibili delle vedute dei Fori e di Roma a volo d’uccello di Alfred Nicolas Normand, Eugène Constant, Frédéric Flachéron, Robert MacPherson, James Andersen. E di Giacomo Caneva che firma nel 1847 la veduta del Tempio di Vesta, la più antica foto su carta eseguita a Roma.

 

 

Gioachino Altobelli (1814-1878) o Ludovico Tuminello (1824-1907), attr. Porta Pia con i segni dei bombardamenti, 1870 stampa all’albumina, AF 6813

Curiosa l’immagine di un campo coltivato sotto il Tempio di Minerva Medica. I fotografi sono tangenti ai pittori, s’incontrano negli stessi luoghi, il Caffè Greco, e fanno le stesse cose. Frequenti le escursioni in aerostato nei cieli romani di artisti e fotografi, Ippolito Caffi. Giacomo Caneva.  Il romantico Chiaro di luna al Foro Romano di Gioacchino Altobelli del 1866, è considerato uno dei primi effetti notturni nella storia della fotografia. Anche le foto sono soggette alla severa censura pontificia che in caso positivo appone il visto publicetur. Come si vede in due esemplari in mostra.

Cesare Faraglia (attivo 1910-1940 ca.)
Case in demolizione viste dall’emiciclo dei Mercati di Traiano, 1928 stampa ai sali d’argento, AF 19585

Se i percorsi fra le rovine fissati da Piranesi sono i soggetti preferiti dei fotografi e soddisfanno i turisti che portano a casa ricordi visivi d’immediato impatto, non mancano i contorni come Tivoli, Civita Castellana, l’incanto di Ninfa. Un fascino potente se l’archeologo inglese John Henry Parker commissiona a professionisti come Carlo Baldassarre Simelli, Adriano De Bonis, Charles Smeaton, Filippo Lais, la documentazione della Roma antica e monumentale, riunendo 3300 foto a corredo dei suoi 13 volumi sull’archeologia romana. Palazzo Braschi conserva 800 esemplari del Fondo Parker, alcuni in mostra.

Gioacchino Altobelli (1814 – post 1878), Pompeo Molins (1827-1900 ca.) Pio IX all’inaugurazione del ponte ferroviario di San Paolo, 1863 stampa all’albumina, AF 683

La Basilica di San Pietro è un potente polo d’interesse. Robert Eaton immortala la Basilica con la Spina di Borgo ancora in piedi. Preziosa la foto di Adolfo Porry Pastorel che nel 1929, durante la stesura dei Patti Lateranensi, riprende come un paparazzo la folla adunata in piazza che aspetta l’esito sotto la pioggia.

 

Gioacchino Altobelli (1814 – post 1878), Pompeo Molins (1827-1900 ca.) Pio IX all’inaugurazione del ponte ferroviario di San Paolo, 1863 stampa all’albumina, AF 683

 

Affascinante la sezione delle vie d’acqua, il fiume, gli acquedotti imperiali, le mostre d’acqua, le fontane. Ecco la veduta di Ponte e Castel Sant’Angelo di Chauffourier, il Porto di Ripetta che non esiste più di Pompeo Molins, il Castello dell’Acqua Claudia e la Riva del Tevere presso l’Emporio di Simelli con le anfore accatastate sul greto del fiume, i canottieri, i barcaroli sul Tevere. E i nuovi ponti costruiti da Pio IX. Dopo secoli d’inondazioni il nuovo governo dà avvio alla costruzione dei muraglioni che salvano Roma dalle piene ma spezzano il rapporto della città col suo fiume.

 

Giovanni Chiaramonte (1948)
Piazza del Pantheon di notte, 1990
stampa da negativo colore, AFM 57

E’ il volto della nuova capitale nata con la Breccia di Porta Pia fissato da Ludovico Tuminello. Con i piani regolatori si ridisegna l’impianto della città, sorgono nuovi edifici pubblici. Nel ’36 l’inizio dell’abbattimento di Borgo per Via della Conciliazione e gli sventramenti nel centro storico per l’isolamento dei monumenti della romanità. Un’operazione di demolizione sistematica di intere porzioni di città storica documentata da una campagna fotografica (per i nostalgici si disse) affidata a fotografi guidati da Filippo Reale.

 

Luigi Ghirri (1943-1992) Ara Pacis, 1990
stampa da negativo colore, AFM 111

Negli stessi anni sorgono nuove costruzioni, lo Stadio dei Marmi, la Teca per l’Ara Pacis di Morpurgo fino alle costruzioni più recenti per le Olimpiadi del ’60. Infine la Roma contemporanea di Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Mario Cresci, Roberto KochMuseo di Roma Palazzo Braschi – Piazza Navona 2 – Piazza San Pantaleo 10. Fino al 22 settembre 2019. Informazioni tel. 060608, www.museodiroma.it.

Laura Gigliotti

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Senese di nascita e romana d’adozione. Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma dall’81, ha pubblicato in modo continuativo per quotidiani e riviste cartacee: da “La Voce Repubblicana” a “Mondo Economico”, a “ Il Tempo”, “il Giornale”, “Il Sole 24 Ore”. E per giornali online come “Visum” e “Quotidiano Arte”. Senza contare interventi saltuari in numerose pubblicazioni fra cui “Le città” e il “Corriere della Sera”. Sempre di cultura e società in senso lato e in modo specifico di archeologia, architettura, arte e musica. E di libri, di Roma e del Vaticano.

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