LA STOFFA DI UN POPOLO

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Solomon Alexander Hart La festa di Simshàt Toràh nella Sinagoga di Livorno 1795-partecentrale1850 olio su tela Jewish Museum New York

Alle Gallerie degli Uffizi di Firenze nell’Aula malabechiana c’è un’importante esposizione dedicata all’arte tessile che racconta la storia del tessuto ebraico in Italia dagli esordi fino ai giorni nostri. Resterà aperta fino al 27 Ottobre 2019. E’ curata da Dora Liscia Bemporad e Olga Tedeschi con catalogo Giunti editore.

Manifattura pisana
Arón ha-qòdesh Seconda metà VI secolo legno di noce intagliato , tornito dipinto e dorato
Comunità ebraica Pisa

 

E’ la storia dell’ebraismo in Italia osservato da un punto di vista particolare, l’arte tessile della quale gli ebrei italiani sono stati protagonisti, meno nota al grande pubblico. Con 140 opere tra arazzi, stoffe, addobbi, merletti, abiti, dipinti, e altri oggetti d’uso religioso e anche quotidiano, si potrà conoscere con prestiti internazionali la bellezza che il popolo ebraico ha creato nei secoli.

 

 

 

Ricamatrice romana
Me’il Di Segni Inizio VIII secolo, fili di seta, oro filato avvolto attorno a un’anima di seta a punto steso e a punto pittura Sala“ I tesori delle cinque scole” Museo ebraico di Roma, Roma

 

E’ stata fortemente voluta da Eike Schmidt, direttore delle Gallerie, con l’ausilio di grandi nomi sia dell’imprenditoria tessile ebraica che della cultura. Eike Schmidt nella sua presentazione al catalogo, scrive: “Il rapporto tra il mondo ebraico e l’arte tessile ha origini millenarie e attraverso i secoli è stato alimentato da suggestioni bibliche, vocazioni cultuali e culturali, necessità contingenti e opportunità imprenditoriali”. Il tessuto ha sempre avuto un ruolo importantissimo nell’ornamento delle case, palazzi e luoghi di culto e i grandi nomi non solo del collezionismo, ma anche privati hanno cercato di conservarli.

 

 

Manifattura ottomana del Cairo, Egitto
Paròkbet Primo quarto XVI secolo, Vello in lana su trama e ordito in lana Museo della
Padova ebrraica, Padova

 

 

Pochi sanno che il merletto era una delle prerogative delle donne ebraiche che ne creavano di bellissimi, non solo come ornamento personale, ma per i luoghi di culto. Ora attraverso quest’esposizione si potrà comprendere come i disegni dei tessili siano stati sempre molto colorati e dove campeggia la melagrana simbolo dell’abbondanza. Le diverse comunità italiane confrontandosi con la società circostante hanno finito per acquisire il linguaggio artistico dei luoghi di provenienza, come Livorno, Pisa, Genova e Venezia.

 

 

Manifattura Piemontese
Me’il Inizio XIX secolo Velluto di seta tagliato, ricamo in filato dorato e sete policrome
lamina metallica e paillette dorate e argentate Museo civico d’Arte Antica Palazzo Madama
Torino

 

 

Tra le opere presenti in mostra provenienti da collezioni anche straniere, si possono ammirare pezzi rarissimi come i ricami provenienti dal Museum of Fine Art di Cleveland, le due tende del Jewish Museum di New York, e del Victoria and Albert Museum di Londra che insieme a quella di Firenze formano un trittico mai potuto vedere unito prima. Dall’Israel Museum di Gerusalemme proviene un cofanetto del ‘400 che è come una specie dei computer che veniva impiegato dalla padrona di casa per tener conto della biancheria consumata dai vari componenti della famiglia.

 

 

Emanuele ( Lele) Luzzati
I fasti e le immagini della Commedia dell’Arte Italiana- Manifattura Mario Zennaro
1964 pizzo a tombolo Museo del Pizzo a tombolo Rapallo

Altre meraviglie, non possibili elencare in questa sede, nonché opere in velluto cesellato e tramato con fili oro e argento, per l’arredo sacro provenienti dal Museo Ebraico di Roma, Sinagoga di Pisa e Firenze. Arrivando ai giorni nostri c’è il collezionismo tessile dell’800 con pezzi della raccolta di Giulio Franchetti donati al Museo del Bargello, e quelli della famiglia Forti Bemporad fino ad arrivare alle opere di famose stiliste.

Chiude il percorso il merletto lungo 8 metri disegnato da Lele Luzzati per il Transatlantico Oceanic.

Una mostra assolutamente da non mancare.

Emilia Dodi

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