XXIII edizione della Pirandelliana. Anche quest’anno, nella splendida cornice del Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino a Roma, La Bottega delle Maschere diretta da Marcello Amici, mette in scena, a giorni alterni, sino al 4 agosto, due opere di Luigi Pirandello: Tutto per bene e Atti Unici (L’altro figlio, Male di luna, Notte, L’uomo dal fiore in bocca, All’uscita).
Nella splendida cornice del Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino a Roma, da cui è possibile godere una vista ineguagliabile della città, vanno in scena, nei giorni dispari della settimana, fino al 4 agosto, per la regia di Marcello Amici, Atti unici, 5 brevi pièce tratte dalle “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello: L’altro figlio, Male di luna, Notte, L’uomo dal fiore in bocca, All’uscita.
L’altro figlio. Questo atto unico ha come protagonista una donna anziana, Mariagrazia, che va in giro come una mendicante, lamentandosi e struggendosi per la lontananza dei suoi due figli, da anni emigrati in America. E da allora, ad ogni partenza di emigranti per quella terra così lontana, Mariagrazia incarica una signora di scrivere una lettera da recapitare ai suoi figli. Ma si tratta di una colossale presa in giro, perché in realtà questa donna nella lettera non scrive nulla e non sarà recapitata ai suoi figli che, peraltro, in tutti questi anni non si sono mai preoccupati della loro madre lontana.
La donna ha anche un altro figlio che vive in paese e vorrebbe prendersi cura di lei, a differenza degli altri due. Ma questi è figlio di uno stupro che tanti anni fa Mariagrazia subì da un brigante che le uccise il marito. Pertanto la donna non se la sente di accettare l’affetto e le cure offerte da lui. Troviamo, dunque, in questo atto unico una tematica molto cara a Pirandello, che saranno presenti anche negli altri quattro, nonché nella stragrande maggioranza delle Novelle: la contrapposizione tra l’essere e l’apparire, tra la realtà e l’illusione, tra le convenzioni sociali e le esigenze ineliminabili dell’uomo, attraverso la rappresentazione di situazioni paradossali che ci rivelano i drammi e le angosce del vivere quotidiano.
Male di luna. In questa Novella ci troviamo di fronte un contadino, Batà, affetto da licantropia. La giovane moglie, Sidora, in una notte di luna piena, assiste alla crisi isterica del marito. Corre sconvolta dalla madre, ma questa, pur di farla ritornare dal marito, le promette di starle vicina in tutte le notti di luna piena, insieme al cugino Saro, di cui Sidora è ancora innamorata. Anche qui troviamo il motivo ispiratore che abbiamo già visto nell’atto unico precedente: la contrapposizione tra la realtà effettiva e l’illusione che si vuole creare, per cui ogni uomo è artefice della sua realtà, come lui la vede e l’immagina. Da qui la condizione di contrasto e di menzogna in cui l’uomo è condannato a vivere.
Notte. In questa Novella, nello squallore di una stazione ferroviaria abruzzese, s’incontrano di notte due vinti, due rottami della vita. Silvestro Noli, un insegnante, e la Signora Nina, vedova di un altro insegnante, rimasta sola con tre figli a carico. Dopo aver ricordato l’uno all’altra il proprio passato, ed evidenziato la propria condizione attuale di disagio “sentirono l’uno per l’altra una profonda pietà, che li persuadeva amaramente a tenersi discosti l’uno dall’altra, chiuso ciascuno nella propria miseria inconsolabile”.
E dopo che Nina ha ricordato a Silvestro che in giovinezza lui cantava a Matera ed era un uomo allegro e felice, l’autore così descrive la loro reazione emotiva: “….Sentivano ora che la loro infelicità non era più di essi soltanto ma di tutto il mondo, di tutti gli esseri e di tutte le cose…. di tutta la vita che non può sapere perché si debba nascere, perché si debba amare, perché si debba morire”. Nell’altissima poesia di queste parole si ritrova la tematica della sconfitta nella vita e dell’insanabile contrasto, tra le illusioni che si sono nutrite nella giovinezza e la triste realtà attuale.
L’uomo dal fiore in bocca. Questa Novella è imperniata sul dialogo notturno tra un viaggiatore sconosciuto che attende il primo treno del mattino e “l’uomo dal fiore in bocca”, cioè un uomo destinato a morire per un epitelioma. Quest’uomo, essendo condannato, ha bisogno di non rimanere solo con sé stesso, per non sentire l’avvicinarsi della morte e perciò deve identificarsi di continuo con gli aspetti della vita altrui. Per fare ciò si aggrappa alla fantasia “come un rampicante attorno alle sbarre di una cancellata”. “E passa ore intere ad osservare le attività umane più insulse e noiose”, come il confezionamento di pacchetti e le sale d’aspetto dei medici dove i clienti sono in attesa del loro consulto. Questo è l’unico modo attraverso il quale egli può convincersi che la vita è vana e sciocca e che quindi non deve soffrire chi, come lui, sarà presto costretto a lasciarla.
All’uscita. In questo breve, ma significativo atto unico, l’autore immagina che alcuni morti, lasciato nella tomba il proprio corpo, s’incontrano all’uscita di un cimitero. Qui, prima di scomparire del tutto, parlano per l’ultima volta delle loro vicende terrene, riportando così alla memoria l’apparenza che essi ebbero in vita. Si ritrova qui il tema della precarietà della condizione umana, che oscilla continuamente nella insanabile contrapposizione tra la realtà e il simbolo, tra i fatti e le idee. Nel finale, infatti, una di queste anime morte dice ad un’altra: “Sono tutte idee vane, mio caro, come tutta una vana idea è la vita….. Il guaio è questo, che la vita non è possibile se non a patto di dare realtà a tutte queste nostre idee”.
In conclusione, questi cinque Atti Unici, sapientemente selezionati dal grande Marcello Amici, descrivono situazioni di vita e circostanze molto diverse, ma sono tutti accomunati dallo stesso filo conduttore, che ci viene descritto, come meglio non si potrebbe dallo stesso Pirandello nel suo saggio su l’umorismo: “Io penso che la vita è una molto triste buffoneria, poiché abbiamo in noi…. la necessità di ingannare di continuo noi stessi con la spontanea creazione di una realtà (una per ciascuno di noi, e non mai la stessa per tutti), la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria”.
Uno spettacolo variegato, dunque, adatto a tutte le età, poiché vi si svolgono tematiche che hanno valore universale, in quanto sono valide per ogni uomo e per ogni tempo.
Franco Ruggiero