Al Globe Theatre di Roma, fino al 4 agosto, è in scena Bisbetica domata per William Shakespeare, che vede come protagonista Carlotta Proietti, per la regia e l’adattamento di Loredana Scaramella.
Al Globe Theatre di Roma, nella suggestiva cornice di Villa Borghese, è in scena, fino al 4 agosto, La bisbetica domata di William Shakespeare.
Questa divertentissima commedia è ambientata nella città di Padova, dove, all’uscita di una taverna, un povero calderaio ubriaco, Sly, sprofonda nel sonno, e viene notato dal caposquadra Petruccio nel momento in cui questi entra nella taverna. Petruccio decide di architettare ai suoi danni una terribile beffa: lo fa trasportare, così addormentato, a casa sua, lo fa rivestire con abiti puliti e profumati e circondare di servi compiacenti che lo chiamano “eccellenza” e si mostrano pronti ad esaudire i suoi ordini.
A questo punto fa il suo ingresso una compagnia teatrale, qui rappresentata come un gruppo di musicisti e di attori di avanspettacolo. Petruccio coglie l’occasione al balzo e propone loro di interpretare, in cambio di vitto e alloggio, una commedia, per compiacere “un signore bizzarro”. Proposta cheb la compagnia accetta. Ma al tempo stesso Petruccio si invaghisce della cantante della compagnia, Caterina, nonostante che questa abbia un brutto carattere. Egli, infatti, è affascinato dall’esuberanza di lei, dalla sua brillante eloquenza, dalla sua forte personalità.
Pertanto, a partire da questo momento, la vicenda si svolge su un doppio binario: da un lato la commedia, la messa in scena architettata come beffa per il malcapitato Sly, dall’altro la realtà; e ciò secondo uno schema assai caro a Shakespeare, che troviamo in molte delle sue opere: la continua commistione tra sogno e realtà, tra la messa in scena e la vita reale, creando un sottile gioco di equivoci e sotterfugi che danno luogo ad un groviglio inestricabile di situazioni, in cui non è più possibile distinguere la finzione dalla realtà.
Sotto la maschera del ruolo interpretato, infatti, Petruccio fa le sue avances a Caterina. Lei dapprima resiste e controbatte sul piano verbale, poi Petruccio riesce a ridurla al silenzio e a prenderla in sposa. Dopo il matrimonio, nel soggiorno a casa sua, Petruccio sfianca definitivamente la volontà di Caterina, attraverso la fame, la sete, l’astinenza dal sonno e da qualsiasi piacere.
Alla fine, spossata, Caterina abdica totalmente alle sue idee e al suo pensiero, accettando integralmente quello di lui. E la sua riduzione all’obbedienza è totale, tanto che, al momento del matrimonio della sorella Bianca, Caterina pronuncia contro di lei e contro l’altra sposa, la vedova, di comportarsi con troppa “libertà”, un appassionato discorso sui doveri di obbedienza e di assoggettamento delle mogli verso i loro mariti. E la sua arringa è talmente efficace che l’ubriaco Sly, risvegliandosi, crede di aver avuto in sogno un “insegnamento” su come comportarsi con la moglie. E ciò costituisce il degno coronamento della beffa.
Alla straordinaria capacità che Shakespeare ha avuto, in questa, come in altre opere, di fondere insieme sogno e realtà, fa da degno contraltare la capacità che in questo spettacolo ha avuto la regista Loredana Scaramella: ha effettuato un adattamento della trama shakespeariana semplicemente perfetto. Innanzitutto perché ha ambientato il racconto alla fine degli Anni ’30, nell’ultimo periodo storico in cui è stato possibile inquadrare la figura femminile come angelo del focolare, in quanto tale sottomessa all’autorità del maschio, dominante e domatore per definizione.
In secondo luogo perché ha infarcito tutto lo spettacolo con divertenti elementi di varietà e cabaret e, soprattutto, con bellissime canzoni risalenti a quegli anni: come la struggente Amapola, cantata, insieme a molte altre, durante l’intervallo, Smoke get’s in your eyes, cantata nella versione italiana, Illusione, dolce chimera sei tu, cantata alla fine, a degna conclusione della storia.
Straordinario Marco Santopietro nel ruolo di Petruccio, perfettamente compenetrato nella parte; non è gli da meno Carlotta Proietti, esilarante nella sua interpretazione di Caterina, soprattutto nella prima parte, quella in cui riesce ancora a ribellarsi verbalmente all’autorità del suo nuovo signore e padrone. Una menzione particolare merita anche Antonio Sapio, nella parte del cantante Filippo, per le sue grandi qualità canore.
In conclusione, l’avvincente architettura del racconto shakespeariano, lo straordinario lavoro di adattamento fatto dalla regista, la grande bravura dei cantanti-attori, fanno sì che le tre ore di durata dello spettacolo scorrano velocemente e piacevolmente, senza mai annoiare il pubblico.
La bisbetica domata, senz’altro è uno spettacolo da vedere, imperdibile.
Franco Ruggiero