Apre il 20 settembre e resterà visibile fino al 1 dicembre 2019 alla GAM di Torino un’antologica di Piero Icaro curata da Elena Volpato. E’ un omaggio ad uno degli artisti che ha attraversato il secondo novecento fino ad oggi.
Quest’esposizione inerisce 55 anni di ricerca artistica dal 1954 al 2019 di quest’artista che non ha mai mancato di evolversi nel tempo pur conservando la sua cifra stilistica, con circa 55 opere alcune realizzate proprio per questa mostra.
In questi anni una serie di giovani curatori, artisti, e critici si sono interessati al suo lavoro che impiega il linguaggio molto personale che vede nella scultura un modo di reinterpretare lo spazio, dove la vita delle forme corrisponde al senso del divenire, dove tutto congiunge l’universo all’umano, e dove la sua ricerca si evolve sempre partendo dalla base e ritornandovi anche se in modo differente pur nel trascorrere degli anni.
La GAM è molto tempo che si interessa all’opera di quest’artista attraverso l’evoluzione della sua ricerca, partendo dalla collettiva che nel 1967 ha acquisito l’opera Bicilindrica del Museo Sperimentale Eugenio Battisti, e in seguito negli anni 2000 altre sei opere hanno arricchito il valore storico mediante i fondi della Città di Toreino e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT il che ha dato il via a questa antologica.
Come scritto dalla curatrice “L’esposizione propone una rilettura dell’opera di Icaro che intende mostrare la continuità e l’evoluzione del pensiero attraverso i decenni-la cifra più poetica dell’artista, la sua cifra più propria , la costante riflessione dell’artista che incessantemente rilegge lo spazio e la scultura alla base di un principio trascendente per il quale la vita delle forme coincide con il senso del divenire , dove il mondo sensibile è illuminato dalla forza vitale del tutto, dove nulla è visto nella luce asettica e atemporale del pensiero, ma tutto nasce nel fluire del tempo , tutto viene alla luce del mondo impastato d’universale e umano……….”.
Il catalogo edito da Corraini oltre al testo della curatrice, contiene anche un testo di Bernard Blistène, direttore del Centre George Pompidou e quello di Lara Conte.
La mostra che è stata possibile per la collaborazione e il supporto della Galleria P420 di Bologna, merita una visita.
Anna Camia