A Napoli in Palazzo Fondi dal 25 ottobre 2019 al 26 febbraio 2020 c’è una mostra dedicata a Salvator Dalì piuttosto particolare perché lo presenta come promoter di se stesso. E’ curata Alice Devecchi con catalogo Fine-Edizioni.
Quest’esposizione presenta la collezione meno nota di Salvator Dalì, quella che l’artista creava perché arrivasse al pubblico che non poteva permettersi le sue opere maggiori, non solo perché le monetizzava, ma perché diffondevano la sua fama. E’ noto come Dalì amasse se stesso più di Gala, la moglie sua musa.
Nel contesto di questa mostra sono presentate opere come eliotipie, litografie, xilografie, ma anche manifesti pubblicitari per la SNC, che è la compagnia ferroviaria francese, oppure oggetti d’uso comune come le carte da gioco, piatti, tazze, libri e una serie di mattonelle divenute preziose e rare, che Dalì aveva dipinto per una piscina. In effetti era Pop prima che questo movimento si affermasse.
In esposizione c’è tutta la serie della Divina Commedia, canto per canto, dove l’artista impiega tutta la sua fantasia onirica. Scegliendo tecniche di riproduzione che garantiscono una riproduzione limitata come per la serie Tauromachia Surrealista del 1970 eliotipie a punta secca, o Dodici Apostoli del 1977 lito con oro, o incisioni a punta secca come Fontana dalinizzata del 1974 o quella commissionata per il brandy Conde de Osborne, tutto per lui serviva a diffondere la sua fama e le rendite che ne derivavano.
Non per nulla André Breton aveva coniato per lui un anagramma decisamente esplicativo “Avida Dollars”. Le opere provengono da una collezione privata di una dei segretari di Dalì’ ora in possesso della società Lees-Art che la presenta con un suggestivo allestimento della ART. URO Arte e Restauro. La mostra è promossa da Leles-Art con fine-edizioni e Mediterranea-Art, con il patrocinio del Comune di Napoli, che ha messo a diposizione Palazzo Fondi che è un progetto speciale di valorizzazione immobiliare temporanea dell’Agenzia del Demanio.
Una serie di opere di Salvador Dalì poco note al grande pubblico.
Savina Fermi