Alla Fondazione Arnaldo Pomodoro nella Project Room #11 sino al 31 ottobre 2019 c’è la mostra “Caroline Mesquita La casa dell’Eremita sul Naviglio”. E’ curata da Cloé Perrone.
La curatrice ha scelto tre giovani artiste internazionali per far conoscere l’arte scultorea delle under 40. Sono state così scelte Sophia al-Maria, Caroline Mesquita e Rebecca Ackroyd. La Fondazione Arnaldo Pomodoro in collaborazione con la Fondazione del Giudice ha dato proprio all’artista francese la possibilità di creare una nuova grande scultura in materiali per lei inediti come la pietra. L’installazione è stata realizzata infatti proprio in bela chiara, materiale antico lombardo che ricopre l’intera Fondazione nella parte superiore e da oggetti in rame, ottone, scelti accuratamente dall’artista, alcuni dei quali provenienti dalla Fonderia Nolana del Giudice di Napoli dove l’opera è stata eseguita.
L’installazione è creata pensando a un mondo immaginario dove l’Eremita ha vissuto in tempi antichi e si trova ora situata nel centro di Milano dove intorno è cresciuta nel tempo tutta la città, con l’intento di far comprendere un modo di vivere alternativo, basato sull’isolamento e il rifiuto della società corrente, divenendo così un simbolo del rifiuto della vita moderna e il voler invece una vita programmata in modo autonomo. Caroline Mesquita si è trovata ad avere come fonte di ispirazione per la sua installazione la Casa dell’Eremita sul Naviglio, una struttura che non si sa a quando risalga, un’abitazione o un rifugio di un eremita uomo o donna che sia, che ha preferito vivere lontano dal mondo.
Molte sono le leggende circolate e in effetti nessuno ha mai voluto violarne la porta, poiché sembra sia divenuta la sua tomba e quindi un luogo sacro. Molti cittadini hanno scritto affinchè sia conservata al meglio, poiché quando nel Novecento la città si è espansa, attorno al luogo e sono state costruite le famose case di ringhiera allora per gli operai, oggi restaurate sono considerate un’abitazione tipica di Milano e anche centrale.
Va detto che l’Eremita stesso portando le pietre l’ha costruita, inventandosi anche un impianto idraulico, prima che venissero scavati i Navigli dove poi trovava abbondante pesce. E’ una storia affascinante che non poteva che incidere sulla sensibilità di un’artista. La conservazione di questo luogo serve per far capire che ci sono altri stili di vita che non è giusto escludere a priori, che indicano un rifiuto della società e un voler essere liberi da convenzioni decidendo liberamente del proprio futuro.
Un’idea ottima per quest’installazione che porterà certamente, anche a mostra chiusa, a voler conoscere La casa dell’Eremita sul Naviglio.
Savina Fermi