Il soggetto opera di Tom Schulman e che ha dato origine al famosissimo film di Peter Weir del quale fu impareggiabile interprete il compianto Robin Williams (che nel caso specifico Ettore Bassi non fa assolutamente rimpiangere) è alla base di questo bel lavoro di Marco Iacomelli che con molta (forse deferente) accortezza emula, e bene, il regista che seppe descrivere l’ambiente scolastico all’interno di una famosa scuola nella quale si insegnava da tempo con il tradizionale sistema della rigidità, del formalismo.
Nello specifico, Ettore Bassi riesce abilmente e con mestiere a trasferire in teatro, il phatos insito nel film che sul finire degli anni ’80 emozionò ed esaltò la generazione di quel periodo per l’anticonformismo e per lo spirito libero che il Prof. Keating seppe inculcare negli animi dei suoi studenti, con quella scena che lo vede salire sui banchi dell’aula esterrefatta, ma soddisfatta per aver intravisto nell’atteggiamento del professore una nuova prospettiva, anche attraverso i suoi insegnamenti che consentono ai ragazzi a lui affidati di coltivare le proprie passioni e, in fondo, i propri desideri.
In fondo, la narrazione della quale Bassi ci “onora” di essere spettatori al teatro Ghione di Roma, è incentrata quasi esclusivamente sulla descrizione di ciò che è il vero amore, quello verso se stessi ed il prossimo solo basandosi sull’esplicitazione dei propri sentimenti, che egli riesce abilmente a descrivere trasformandosi così in un moderno e più aggiornato insegnante, riuscendo a non essere assolutamente secondo al suo monumentale predecessore.
Allegra e spigliata la sceneggiatura, assolutamente vivace la recitazione. Lavoro da vedere e da godersi, anche grazie all’ottimo cast composto da Mimmo Chianese, Alessio Ruzzante, Leonardo Larini, Matteo Vignatti, Sara Giacci, Edoardo Tagliaferri, Marco Massai, Matteo Napoletano, Matteo Sangalli, al cui coordionamento contribuisce la co-regia di Costanza Filaroni.
Si replica fino al 20 ottobre prossimo.
Andrea Gentili