Con grande impegno e ricambiato dal pubblico in sala, Geppy Gleijeses, diretto dal grande Andrei Konchalovsky, esprime in questo lavoro di Peter Shaffer, tutto il rancore di Antonio Salieri verso uno dei più grandi compositori del ‘700, Wolfgang Amadeus Mozart; e lo fa con la sua solita arte facendo intendere il messaggio sotteso che l’autore lancia al mondo: la morale, intesa come critica all’altrui operato, ha valenza universale.
Le vicende della vita del compositore veronese, però, furono tali che egli passò alla storia, nell’immaginario collettivo, oltre che per le sue notevoli opere musicali, anche per una presunta rivalità verso il Mozart, che peraltro, più volte dette segni di ammirazione nei suoi confronti.
A dare corpo all’astio dell’italiano verso Mozart contribui lo stesso compositore del dramma, Peter Shaffer, che riproponendola, ne ravvivò la presunzione. Gleijeses padre, interpretando Salieri, sostanzialmente “smentisce” “la teoria dell’antagonismo tra i due grandi” perché concentra nell’episodio del giuramento a Dio, in cambio della fama, la parte essenziale della rappresentazione: prendendo atto che a Mozart la vita concesse molte più fortune che a lui nel suo animo sorge, quasi umanamente giustificabile, una sorta di ribellione verso il Signore. Deve, e con lui lo spettatore, prendere atto che neppure ribellandosi a Dio potrà essere più famoso del suo concorrente che, però, non viene da lui trattato da avversario, ma da compositore stimato.
Complimenti anche alla brava Roberta Lucca (Costanza, la moglie di Mozart) ed a tutti gli altri numerosi interpeti: da Giulio Farnese a Giuseppe Bisogno, a Gianluca Ferrato, Anita Pititto, Bruinella De Feudis, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone e Dario Vandelli che coralmente, danno vita ad un cast affiatato in grado reggere la fatica di circa due ore di durata dello spettacolo, del quale si apprezzano anche le scenografie di Roberto Crea (ben adeguate alla vicenda) e le musiche di Matteo D’Amico.
Andrea Gentili