Appare sullo sfondo di quest’opera che William Shakespeare scrisse sulla fine del 1500, un argomento che ai giorni nostri potrebbe anche destare sospetti di antisemitismo.
Trattando lo scottante problema e trattiamo di questo bel lavoro, che Giancarlo Marinelli porta in scena dal 7 novembre al Teatro Ghione, per evidenziare invece il conflitto generazionale che caratterizza il suo spettacolo, basato sull’assioma che la morte di un uomo (che potrebbe estendersi a quella della intera città di Venezia, scena all’interno della quale si svolge la travagliata vicenda) comporta una disperazione rassegnata, anche se il protagonista sembra aver vissuto abbastanza, per ciò che ha compiuto di male nella sua vita, non disdegnando elementi umani quali la religione, l’amore e l’antisemitismo, espressi attraverso personaggi ambivalenti carichi di fragilità umane, assetati di vendetta, giustizia e denaro, in uno scontro etico, sociale e culturale dai toni e con le espressioni estremamente contemporanei.
L’intera trama è basata sul personaggio chiave di Shyloch, un usuraio che presta una somma di denaro a Bassanio, su garanzia di un amico di quest’ultimo, Antonio, affinchè raggiunga lo scopo di impalmare una ricca ereditiera (Belmonte). La garanzia consiste nel fatto che qualora il prestito non dovesse essere restituito per una qualche ragione, il garante (Antonio) dovrebbe risarcire l’usuraio, inviso ai cristiani di Venezia ed altrettanto, da questi ultimi ricambiato, con una libbra di carne del suo corpo.
Antonio è anch’egli noto per prestare denaro, ma a differenza di Shylock, lo fa a titolo gratuito, anche allo scopo di far abbassare il tasso di interesse dei prestiti in città, in ciò cozzando contro l’interesse economico di Shylock.
Inutile descrivere la lunga e complessa trama del lavoro che resterà in palcoscenico fino al prossimo 17 novembre, perché un’attenta visione dello spettacolo, svelerà senz’altro tutto l’interesse del pubblico e lo indirizzerà non tanto sul come andrà a finire la vicenda, quanto concentrandolo sul conflitto generazionale che viene evidenziato dall’intreccio complesso dei rapporti sentimentali, economici e finanche giuridici, che vengono trattati in maniera esemplare da un Mariano Rigillo nei panni dell’usuraio ebreo, affiancato da un cast dal valore appropriato all’importanza della fatica di Giancarlo Marinelli che ha adattato ed “alleggerito” l’elaborata “iniziale” opera del drammaturgo inglese.
Altra eccellente protagonista del palcoscenico sul quale si svolge la storia è una veramente brava, espressiva, completa nella parte assegnatale Romina Mondello. Non sono da meno gli altri interpreti: Ruben Rigillo, Cristina Chinaglia, Francesco Maccarinelli, Francesca Valtorta, oltre ad un pregnante Antonio Rampino, a cui si affiancano Mauro Racanati, Simone Ciampi e Giulia Pellicciari che con eleganza e sensibilità veste il personaggio assegnatale.
Andrea Gentili