“A che servono gli uomini” al teatro Quirino

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Jaja Fiastri, che insieme al duo Garinei e Giovannini è stata autrice di alcune delle più famose commedie musicali italiane come “Angeli in bandiera”, “Aggiungi un posto a tavola”, “Alleluja brava gente” e “Taxi a due piazze, scrisse sul finire degli anni ’80 questa altrettanto famosa commedia leggera che venne per la prima volta messa in scena nel 1988 con protagonista Ombretta Colli il cui marito, l’indimenticabile Giorgio Gaber, scrisse ad hoc una colonna sonora assolutamente semplice e perfettamente orecchiabile, fatta di brani che nel tempo sono poi diventate vere e proprie icone della musica leggera italiana.

Queste musiche, le stesse di allora ed adattate da Jacopo Fiastri, figlio di Jaja, sono risuonate ieri sera sul palcoscenico del Teatro Quirino Vittorio Gassmann a corredo di una magistrale interpretazione della brava ed impegnatissima Nancy Brilli nei panni di una donna, Teodolinda (detta Teo) che non ne vuole proprio sapere degli uomini, ma che desidera fortemente di diventare mamma pur rimanendo single.

Perché vuole restare single? Perché, dice lei, gli uomini……non servono a niente.

E per dimostrarlo coglie un’occasione d’oro, i cui dettagli non stiamo qui a raccontare per non svelare il vero e proprio argomento del divertente lavoro che una regista d’eccezione, Lina Wertmuller – presente in sala e lungamente applaudita dal pubblico – dirige con la sua abituale maestria, abilmente evitando di far pensare allo spettatore che la commedia che si svolge in palcoscenico sia una commedia di genere femminista. E’, invece, una commedia di genere attuale, perfettamente aderente al tempo in cui viviamo, che non consente di generare figli se non a scapito di immensi sacrifici.

Nancy Brilli è, nel lavoro in scena fino al 6 gennaio, leggera, briosa, ironica, accattivante, piena di iniziative nel risolvere i problemi che si parano di fronte al suo desiderio di maternità e, con grande ironia, svolge il suo ruolo di mattatrice del lavoro quasi fosse una vera e propria capocomica, gestendo gli altri attori in scena con abile destrezza fino a far comprendere allo spettatore che, in effetti, la vera delusa è proprio lei che, pur raggiungendo il suo scopo, non riuscirà a risolvere il più complesso problema che Jaja Fiastri aveva già evidenziato quasi trent’anni orsono.

 

L’emancipazione della donna non costituisce un vero e proprio successo perché ancora oggi in contrasto con una grande quantità di problematiche di ordine sociale difficilmente coniugabili con quello che è il desiderio della protagonista Teodolinda.

Bravissimi, per non dire eccezionali, le interpretazioni di Giulia Gallone, provocante ed “assatanata“ divoratrice di uomini, amica del cuore di Teo, di Igi Meggiorin nei panni del vicino di casa di Teo, un vicino di casa molto introverso, che finirà con l’innamorarsi della protagonista, della ormai super affermata Fioretta Mari, che interpreta la parte della madre del maschione di turno, un simpatico e bravo Daniele Antonini, tombeur de femmes in attività continua di servizio.

Rileviamo che non a caso l’autrice non inserì nel titolo il punto interrogativo finale: la Fiastri voleva dimostrare proprio che l’uomo può non essere necessario nella vita di una donna; ma all’origine della nascita di un figlio resta sempre e soltanto proprio il sesso maschile, complementare a quello della donna, e dimostrando in tal modo che non è del tutto vero che “Gli uomini non servono”!

Andrea Gentili

 

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