Nel Palazzo Reale di Napoli è in corso e resterà aperta fino al 10 marzo 2020, un’interessante esposizione dedicata all’arte di Hidetoshi Nagasawa dal titolo: “Sotto il cielo e sopra la terra” curata da Anna Imponente. Catalogo a fine mostra edito da Graus Editore Napoli.
Quest’esposizione dedicata al grande artista giapponese Hidetoshi Nagasawa (Tonei Manciuria 1940- Ponderano Biella 2018), scultore tra i più noti a livello internazionale che venuto in Italia 27 anni or sono ha deciso di trascorrervi la sua vita. Fin dal suo primo viaggio in bicicletta dal Giappone all’Italia attraverso l’Asia, la Turchia, passando per Brindisi fino a Milano, Nagasawa ha creduto che la cultura orientale e quella occidentale potessero convivere artisticamente e filosoficamente. Infatti durante un’ultima intervista, tra le poche rilasciate dal Maestro, ha dichiarato: “per capire una cultura ce ne vuole sempre un’altra”.
La mostra fa comprendere come Nagasawa abbia creato opere in armonia con il tutto, in cui l’idea di sospensione e il suo senso di immersione nello spazio, acquisiscono centralità. Infatti la curatrice Anna Imponente, ha affermato: “le installazioni di Nagasawa calate nelle architetture razionali delle forme geometriche tardo manieriste di Palazzo Real esprimono, in opposizione, il concetto estetico e filosofico del ‘Ma’, l’intervallo dello spazio ‘vuoto’ tra i più elementi strutturali, in posizioni indefinite e sospese”.
Il concetto di antigravità è ben visibile nelle grandi sculture esposte nella corte d’onore, il maestoso Pozzo nel cielo del 1995-2014di 200x1000x1000 cm., Barca 1983-1988 di 60x350x80 cm. di ottone e carta, si attacca alle pareti dello scalone monumentale di accesso. Groviglio di quanto del 2014 di 525x40x4 cm. e Matteo Ricci del 2010 di 50x360x360 cm. composta da 8 elementi in marmo di Carrara e acciaio, disteso a terra, sono opere nelle quali il ferro e il marmo creano un gioco di incastri apparentemente oscillanti.
Le installazioni si appoggiano con improbabili equilibri nello spazio con forza e levità nelle quali la forza dei materiali e la geometria delle forme si contrappongono agli spazi del palazzo. In mostra si possono osservare anche una selezione di opere grafiche in cera e carboncino che rappresentano cieli e paesaggi dando l’idea di uno spazio delimitato e concluso tipico dei giardini orientali.
Scrivere della sua storia personale e artistica in questa sede non è possibile, basterà dire che giunto a Milano nel 1967 si è subito inserito nel gruppo di Fabro, Trotta, Nigro e Castellani. Dal 1972 si dedica alla scultura, gli inizi anni ’80 sono quelli dove la scultura diventa antigravitazionale. Divenuto uno degli artisti giapponesi di fama internazionale ha esposto in molte edizioni della Biennale di Venezia, alla Biennale di Kassel, e in molti altri luoghi istituzionali mondiali. Sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private.
Emilia Dodi