Presentazione pirotecnica quella dello spettacolo in scena dal 17 dicembre al teatro Eliseo di Roma, “Il cielo sopra il letto” in cui Luca Barbareschi in veste di regista e di direttore artistico del teatro si è tolto qualche sassolino dalle scarpe.
“Il Comune di Roma e i Cinque Stelle hanno deciso che questo Teatro non debba esistere più. Avendo preso in gestione l’Eliseo l’ho restituito affettivamente a questa città. Se sono colpevole di questo che ho fatto, chiedere ai politici una certa attenzione sulla vita culturale dell’Italia e di Roma, chiedo venia. Del resto tutti i maggiori teatri italiani fanno così. La situazione è molto grave. Se non arriveranno nuovi finanziamenti oltre a quelli stabiliti dal Fus saremo costretti a chiudere a fine stagione. Per il momento andremo avanti con il cartellone già presentato prima dell’estate, poi si vedrà. E poi ci lamentiamo che non c’è cultura. Io penso alle nuove generazioni, ai ragazzi che vogliono crescere culturalmente. In questi anni di gestione ho fatto tanto per questo teatro e la cultura”.
Con questa “confessione” Luca Barbareschi, direttore artistico del Teatro Eliseo, ha aperto la conferenza stampa per presentare il prossimo spettacolo, da lui diretto, Il cielo sopra il letto, di David Hare, che è in scena dal 17 dicembre. Con lui in scena Lucrezia Lante Della Rovere e Paolo Marconi.
Barbareschi e Della Rovere ripropongono questo spettacolo dopo esattamente vent’anni dalla prima messinscena, con loro allora Giorgio Lupano, nella parte del figlio.
La trama, eccola. E’ la complessa relazione tra Saverio (Barbareschi), imprenditore benestante e vedovo, ed Elisabetta (sua giovane ex amante), che insegna in una scuola di periferia, vivendo in una modesta casa di quartiere popolare romano. Loro due, ex innamorati, si incontrano per una notte d’amore, una notte dove si riaccendono passioni erotiche, ideologie differenti, unite ad un enorme senso di colpa che li porterà ancora una volta ad una separazione lacerante ed inevitabile.
“Sono molto emozionata di stare qua e ridividere il palcoscenico con Luca – ha detto Lucrezia Lante Della Rovere – Portammo in scena questo spettacolo vent’anni fa quando eravamo una coppia nella realtà e nella finzione teatrale. Il mio bagaglio emotivo si è arricchito: sia io che Luca abbiamo vissuto altri amori, abbiamo fatto altre esperienze, ora lo spettacolo è giusto per noi. Anche i personaggi che interpretiamo si rifrequentano, cercano di chiarirsi, ma inutilmente. Fare questo spettacolo per noi è terapeutico, perché il teatro è il luogo ideale di rielaborazione affettiva”.
Luca Barbareschi è stato un fiume in piena nel parlare dello spettacolo: “Il personaggio che interpreto, Saverio, è molto empatico e nasconde un’aggressività costante. Sono affascinato dal personaggio interpretato da Lucrezia, Elisabetta, perché lei si occupa del sociale, delle persone povere, non attraverso i talk show, ma in prima persona. Vive in un quartiere popolare e tutti i giorni prende l’autobus anche per sentire i discorsi che fanno quelli che prendono il mezzo. Adesso, sia per me che per Lucrezia, è il momento giusto di fare questo spettacolo: ci trova ambedue più arricchiti. Ora come ora avevo la necessità di lavorare su un materiale vero, questo testo, forse, mi rappresenta: è molto ostico e si distacca dal racconto delle pagine. C’è una contemporaneità di scrittura e di linguaggio. Questo spettacolo lo faccio per questa città, per questo Paese che ha perso la cultura. Pensate che il 70% dei ragazzi non ha mai letto un libro”.
Parlando di ragazzi, in scena con Barbareschi e Della Rovere, Paolo Marconi, il giovane che interpreta il figlio di Saverio, Edoardo. “Far parte di questo spettacolo è stato un fulmine a ciel sereno, io che sono un neo diplomato all’Accademia. Trovarmi in scena con Luca e Lucrezia, due mostri sacri del teatro, è bellissimo. Mi hanno subito dato fiducia, anche se, l’ammetto, è una grande responsabilità lavorare con loro due, due attori senza spocchia, senza protagonismo. Per il bene dello spettacolo siamo tre attori sullo stesso piano, alla pari. Il personaggio che interpreto è un ragazzo di 21 anni ed è alquanto complesso. Orfano della mamma, cresce con il padre imprenditore, tutto d’un pezzo, con il quale c’è sempre stata incomunicabilità. Le farà da mamma Elisabetta, l’amante giovane del padre. La forza del testo è più in quello che non viene detto, che su quello che viene detto”.
Giancarlo Leone