E’ andato in scena al Teatro Manzoni di Roma, fino al 22 dicembre, ora in tournèe, il divertente spettacolo di Gerard Verner, I signori Barbablù, che vede protagonisti Miriam Mesturino ed Edoardo Siravo. Con loro Lucia Ricalzone, Maria Cristina Gionta e Pierre Bresolin. La regia è firmata da Silvio Giordani.
Atipica e strana coppia quella dei coniugi Wentworth, sposatisi per convenienza dai comportamenti atipici e con frasi equivoche e poco rassicuranti, che si scambiavano fra loro. Il signor Wentworth (Edoardo Siravo) e sua moglie Catherine (Miriam Mesturino) è una novella coppia di sposi di mezz’età che, conosciutisi in Svizzera, dopo sei settimane si sono sposati in preda a un colpo di fulmine. Andranno a trascorrere in un tranquillo casale della campagna inglese, gestito dalla simpatica ed invadente vedova, la signora Wellington – James (Lucia Ricalzone), la loro luna di miele, alla ricerca di tanta tranquillità e intimità.
Tuttavia la relazione della coppia sembra essere più una convivenza forzata, piuttosto che una complicità tra innamorati: i due, in effetti, hanno degli interessi reciproci, quelli di ereditare i soldi delle reciproche assicurazioni in caso di decesso, che deve sembrare accidentale, dell’improvvisato coniuge.
Necessita dunque agevolare la morte di uno dei due o di entrambi per ereditare tutto: azione che vede, per l’appunto, entrambi professionisti, vantando un cospicuo curriculum di sei matrimoni ciascuno, con regolare decesso del partner di turno. Ad Elsie (Maria Cristina Gionta), domestica della signora Wellington – James, donna sempliciotta, un po’ ignorante, ma non stupida, quelle facce hanno sempre avuto qualcosa di sinistro, avendo identificato il signor Wentworth con la foto di in famoso pluriomicida fotografato sul suo quotidiano.
Anche il medico del paese, il dottor McWraith (Pierre Bresolin), che sa tutto di tutti, vecchio amico dell’anziana vedova, ha la certezza, nonostante Catherine lo neghi, di aver già visto la signora Wentworth in Scozia, sospettata di omicidio all’epoca della morte di un suo marito.
Solo l’anziana padrona di casa rimane con le sue certezze nei confronti dei suoi ospiti preferendo rimanere ancorata con la bellezza della loro apparenza, mai rinunciando ad un tazza di tè in loro compagnia. Tra sospetti, paure e ingenuità dei personaggi che gravitano intorno ai signori Wentworth, questi sono pronti ad eliminarsi tra di loro attraverso trappole mortali raffinate che non raggiungono mai l’obiettivo prefisso, ma colpendo altri malcapitati. Attenzione: ritenerci migliori degli altri delle volte mette in mostra la nostra superficialità e presunzione, due elementi umani che diventano armi mortali scagliate contro noi stessi.
Ne I signori Barbablù, la leggerezza non esclude la qualità, perché si avvale della drammaturgia dello scrittore inglese Gerard Verner con uno sviluppo narrativo scorrevole senza prevedibilità, con ottimi spunti registici di Silvio Giordani che mettono in evidenza la ritmica del testo. Il cast esperto e la storia ben rodata lo aiutano nel compito, ma quanto arriva sul palcoscenico non può che essere apprezzato e goduto.
Ben rappresentato il rancore reciproco della coppia che cresce sempre più: dapprima i due si sfidano verbalmente con raffinate metafore per augurare la morte l’un all’altra, parlano di ipotetici incidenti, presunte malattie, poi la frustrazione prende il sopravvento visto che non riescono ad ammazzarsi reciprocamente.
Ottima l’interpretazione di Miriam Mesturino nel trasferire attraverso il corpo e la parola il crescendo di ironia e rabbia, a cui si contrappone la personalità del signor Wentworth, impersonato da Edoardo Siravo, contraddistinto da una certa falsa calma, perché prima o poi riuscirà a far fuori sua moglie.
Divertente e ben compenetrata nel ruolo della vedova impicciona Wellington – James, l’attrice Lucia Ricalzone, creando un personaggio ingenuo misto alla invadenza e alla curiosità di certe donne che vogliono mettere bocca dappertutto. In crescendo il personaggio del dott. McWraith, interpretato da Pierre Bresolin, inizialmente forse troppo ingessato, per poi venir fuori alla grande. Ottima caratterizzazione, ma senza mai cadere nel macchiettistico, quella di Maria Cristina Gionta, nel ruolo simpatico della cameriera Elsie, forse troppo stereotipata nelle sue reazioni. Fanno da contorno ai personaggi, le belle scenografie ben curate da LolloZolloArt, con un arredamento scarno, caratterizzato da mobili e tavoli in scuro legno massello, con una grossa finestra da cui si intravede la parte rocciosa del giardino che sembra accogliere sia gli attori che gli spettatori, all’interno di una casa di campagna degli Anni 50.
Nulla è lasciato al caso e, in una commedia che si nutre della sua vena thriller, è questa la caratteristica vincente. Fino al gran finale, agli spettatori restano dei dubbi su come potrà concludersi la storia di questa coppia di sposi e nemmeno in quel momento verranno delusi.
I signori Barbablù, una pièce da vedere, per passare due ore in allegria, senza però mettere in pratica quello che fanno i coniugi Wentworth, ma solo per riflettere in maniera spensierata.
Giancarlo Leone