E’ un fantastico, appassionato, di grande statura e convincente Glauco Mauri, il padrone assoluto di questo lavoro che si svolge sul palcoscenico del Teatro Eliseo gestito da Luca Barbareschi (che grazie a Dio seguita a mettere in scena il cartellone a suo tempo proposto, malgrado insistenti voci non proprio positive sul prosieguo dell’azione di rilancio del Teatro romano, coraggiosamente intrapresa dall’attore e regista uruguaiano, ma di origine italiana).
La speranza è il motivo fondante di questa tragedia che Shakespeare scrisse nel 1605, allo scopo di educare i giovani a riscattare tutte le cattive cose (corruzioni, malapolitica, mala educazione,) che in quell’epoca costituivano motivo di una società assolutamente depravata e che, per la verità, sussistono purtroppo ancora oggi.
Un lavoro a doppio binario, con due trame che si incrociano e con un unico re, quel Lear padre di tre figlie alle quali, secondo le sue intenzioni, sarebbe dovuto andare il regno della Britannia, dopo la sua morte.
Trama molto complessa ed a momenti difficile da seguire, che sfocia nella follia paradossalmente associata, ad una parallela forma di saggezza incompresa da tutti i protagonisti, un dramma storico recitato parte in versi e parte in prosa, che tende sostanzialmente a porre in risalto il discorso di re Lear sulla condizione umana. Un discorso fortemente dotato di simbolismi e di richiami alla semantica, affinché lo studio delle relazioni tra espressioni linguistiche e situazioni descritte, risulti il più chiaro possibile.
Ottimo compagno di palcoscenico è per Glauco Mauri un altrettanto espressivo e generoso Roberto Sturno, che il regista Andrea Baracco riesce a gestire egregiamente pur nella complessità di una vicenda, che vede interessati padri che non hanno saputo adeguatamente educare i propri figli, perché interiormente fragili e figli assolutamente poco degni di un padre re. Insomma un conflitto generazionale violento, che si perpetua ancor oggi nei secoli tra turbamenti e paure attraenti per lo spettatore che vengono espresse da un cast potente al fianco di Mauri: Linda Gennari, Aurora Peres ed Emilia Scarpati Faretti (le tre figlie di Lear), di Sturno che veste i panni del Duca di Glouchester, Francesco Ferrara Papa (Edgar), Aleph Viola (Edmund), Enzo Curcurrè (il conte di Kent) e di Dario Cantarelli, Laurence Mazzoni, Paolo Lorimer, Francesco Martucci.
La traduzione e l’adattamento del dramma ai tempi nostri, sono di Letizia Russo e le musiche, particolarmente adeguate, sono di Giacomo Vezzari e di Riccardo Vanja.
In palcoscenico dal 21 gennaio al 2 febbraio prodotto dalla Compagnia Mauri – Sturno.
Andrea Gentili