Nell’ambito di Art City Bologna 2020 a Villa delle Rose c’è l’esposizione “Muntadas Interconnessioni” promossa dal MAMBO in collaborazione con Artium, Centro Museo Vasco de Arte Contemporàneo, Atava. La mostra è curata da Cecilia Guida e Lorenzo Balbi. Resterà aperta fino al 22 marzo 2020.
Quest’esposizione che gode della partnership della Fondazione Zeri con il patrocinio del Dipartimento delle Arti dell’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, segue di poco la personale che Antoni Muntadas (Barcellona 1942) ha tenuto nel museo basco di arte contemporanea. Le due esposizioni gemelle si differenziano per gli spazi nei quali sono allestite. La mostra di Bologna è stata pensata proprio per la dimensione di Villa delle Rose del ‘700, che accoglie il visitatore con un percorso che crea un rapporto privato, partendo dall’entrata dove spicca la scritta” Attenzione la percezione chiede impegno”.
La mostra presenta un’analisi trasversale della ricerca dell’artista basco partendo dai primi anni ’70 fino all’odierno, creando nuovi modi e significati nelle interconnessioni tra i temi ricorrenti nella sua ricerca: la globalizzazione, il capitalismo transnazionale, la relazione pubblico/privato, i rapporti tra monumenti e memorie, le microfisiche del potere, l’interrogazione dell’archivio, i processi della traduzione, la circolazione delle informazioni, l’immagine politica veicolata dai media. La ricerca di Muntadas che lo ha fatto conoscere come iniziatore della Media Art nell’Arte concettuale, si è dedicata fin dall’inizio all’ arte, scienze sociali, sistemi di comunicazione, e le interconnessioni tra queste.
Secondo Muntadas l’immagine del paesaggio mostra come il sistema dei giornali, radio, tv, web e canali digitali finiscano per mostrare i luoghi diversi da quelli tradizionalmente creati dall’arte come raffigurazione della natura: sono paesaggi nuovi che vengono definiti dalla tecnologia. Muntadas senza generalizzare, si occupa di singoli progetti analizzandoli e adattandosi a questi secondo il site specific e time specific. Il percorso espositivo mostra come l’artista possa impiegare: fotografia, video, pubblicazioni, web, installazioni e interventi urbani.
L’esposizione conta 21 lavori: quelli del 1970 costituiscono il nucleo di partenza, quelli recenti sono dedicati alla ricerca attuale affrontando le questioni che più interessano il presente dove i canali d’informazione a volta diffondono per vera una nota inesistente, mentre ne censurano altre. Due, inoltre, sono gli interventi urbani di Muntadas: presso la Fondazione Federico Zeri presenta molti materiali dei tre progetti a lui realizzati negli ultimi anni, come Asian Protocols (2011-2018) About Academie (2011- 2017)e La constructiòn del miedo.
A Villa delle Rose invece On Transtation: I piedistalli che ineriscono i 59 busti di uomini illustri che si trovano nel deposito per essere restaurati tolti dalla visione perché segnati da atti di vandalismo, che concettualmente lo interessano poiché i supporti sono considerati come la raffigurazione del potere nelle sue diverse forme.
Una mostra non facile ma particolarmente interessante.
Anna Camia