Nella Villa Reale di Monza dal 30 gennaio al 2 giugno 2020, c’è la mostra “Giapone Terra di Geische e Samurai” che riunisce due importanti collezioni private. E’ curata da Francesco Morena e interessa le arti e tradizioni della terra del Sol Levante.
Dopo le due mostre del 2019 una a Rovigo dedicata al giapponismo, l’altra a Treviso sull’antico periodo, torna ora a Monza, sempre curata da Francesco Morena, una mostra con una selezione di opere databili dal XIV al XX secolo, tutte della collezione di Valter Guarnieri, collezionista con una particolare passione per le arti dell’Asia Orientale, unita in questa c’è la raccolta di Lydia Manavello, esperta di tessuti asiatici. La mostra è prodotta da ARTIKA con il patrocinio del Comune di Monza e il percorso è tematico.
La parte centrale della mostra è naturalmente tutta dedicata al binomio Geisha e Samurai, dove donne bellissime le Geishe e i feroci e validi guerrieri Samurai, sono il punto focale. Il Giappone tradizionale infatti è popolato dalle Geishe donne molto interessanti che fin da piccole erano destinate a questo mestiere, molto colte, che servivano a rendere lieti, anche intellettualmente, i Samurai nei periodi di riposo. I Samurai erano la classe dirigente che ha dominato il Giappone dal XII al XIX secolo, imponendo il loro modo di fare politica e i costumi.
La Geisha che nell’immaginario collettivo è donna bellissima, colta anche dal punto musicale, educatissima, sempre con bellissimi costumi, ha rappresentato per il Giappone una tematica culturale molto radicata fin dal periodo Helan ( 794-1185). Le cortigiane sono presentate al meglio nei dipinti di Kitagawa Utamaro il pittore che più degli altri si è dedicato a questa tipologia dalla fine ‘700 inizi ’800. I Samurai sono stati dipinti in tutti i modi, così come gli dei che affollano la religione Buddista che ha avuto una grande importanza nella vita religiosa del paese e nel suo percorso intellettuale, soprattutto nella sua versione Zen. In mostra una serie di dipinti nel formato Daruma (rotolo verticale) colui che ha fondato di questa setta.
Una sezione della mostra è dedicata alla natura che secondo la filosofia Shintoista è emanazione della divinità. Sono mostrati i rotoli, detti Kakemono, dipinti in verticale realizzati tra ‘800 e ‘900. Alla fine di questo periodo il Giappone decise di aprirsi al mondo iniziando così la sua modernità. E’ il tempo della fotografia d’autore. Gli stranieri che visitavano questo affascinante Paese spesso portavano con sé cartoline come ricordo e uno sconosciuto ha acquisito il nucleo di queste che è in mostra. Nell’ultima sala c’è una delle cose che affascina di più del Paese del Sol Levante, la scrittura, dove sono mostrati bellissimi paraventi ornati da importanti calligrafie che chiudono il percorso espositivo.
Savina Fermi