“Frammenti” Stefano Cigada presenta per la prima volta in Italia le sue foto artistiche al Museo di Roma in Trastevere. La mostra è promossa da Roma Capitale Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è curata da Jill Silverman van Coenegrachts. Resterà aperta fino al 15 marzo 2020.
E’ la prima volta che Stefano Cigada che ha vissuto e lavorato sempre all’estero come fotoreporter in ambito marino, cambiando rotta e si è dato alla fotografia d’arte per esprimersi al meglio, rientrando nel suo Paese di origine: l’Italia, che è indubbiamente la culla dell’arte antica. Stefano Cigada non è dedito a fotografare come molti, la statuaria integra, ma cerca di trovare frammenti di opere che gli permettano in situazione di luce e esposizione, di catturarne la fragilità.
Ha viaggiato in tutta Europa visitando i vari musei per scegliere le statue nella loro fragilità nel momento nel quale la luce naturale le illumina. Infatti Cigada non impiega cavalletto, né luce artificiale, con apertura massima di diaframma e poca profondità di campo, per cogliere ciò che egli stesso asserisce: “Cercando quello che manca, quello che non si vede, cercando l’infinito nel frammento”. Infatti il visitatore vedendole si trova a viaggiare nel tempo e nello spazio come se quella frazione di secondo nel quale la foto è scattata, si trovasse a osservare l’opera palpitare, respirare e sospirare, poiché il marmo nel tempo mostrando la sua variazione, assume nuova vita.
Cigada immortala i frammenti dopo averli visitati in diverse ore del giorno, in diversi periodi, in diverse stagioni. Infatti Cigada stesso racconta: “Conosco statue e orari in cui sono colpite dalla luce, con che incidenza arriva la luce secondo il calendario: Ad esempio alla Centrale Montemartini il 27 settembre una delle mie statue preferite-il guerriero morente del tempio di Apollo Sosiano- è accarezzata per dieci minuti da un raggio di sole. Una settimana prima e una settimana dopo il sole passa oltre, e la fotografia è inutile. Solo durante quei dieci minuti succede qualcosa di magico. E quelli sono i miei dieci minuti quelli che voglio”.
Cigada mostra come il marmo sia una materia viva tal quale le piante e gli animali. Il livello molecolare della pietra, si muove, pur in modo diverso dagli altri e la luce del giorno che cambia dà la prova dei dati scientifici. La ricerca di Cigada mette il visitatore di fronte a questo processo. La curatrice Jill Silverman van Coenegrachts lo definisce un amateur come il British Conceptual arts ARTS&/LANGUAGE lo considera, cioè un dilettante che senza pregiudizi può arrivare a qualcosa di completamente nuovo. Cosa che ha fatto il fotografo che deve essere valutato un artista.
Il suo lavoro che unisce la passione per il frammento e la sua luminosità è certamente nuovo e di grande interesse.
Emilia Dodi