Mostellaria al teatro Arcobaleno di Roma

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Assistere a una commedia di Plauto, al Teatro Arcobaleno, assomiglia in qualche modo a un piacevole viaggio all’indietro nella memoria, fino ai ricordi del liceo, quando gli studi richiamavano la nostra attenzione su legami e su fenomeni che collegavano la letteratura greca a quella latina.

In particolare sul teatro e sulla relativa espressione letteraria, che vide imporsi figure come Eschilo, Sofocle ed Euripide, nel genere della “tragedia”, ed Aristofane e Menandro (forse gli unici di cui ci sono giunti testi), quali esponenti della commedia antica e di quella nuova (o nea).

 

La commedia latina (o romana che dir si voglia) vede in Plauto il suo maggior esponente: un autore che si rifà alla produzione della commedia greca, grazie alla fabula palliata (ambientata ad Atene, con personaggi greci), fondendola con la farsa atellana della cultura italiana.

 

Non a caso, Tito Maccio Plauto venne preso a modello dagli Umanisti e fu quindi l’ispiratore del teatro comico mode

MOSTELLARIA (ovvero La Commedia del fantasma), è una delle commedie più divertenti del nostro autore, in cui “esplode la forza dirompente dei suoi personaggi: popolari, colorati, caratterizzati sino al parossismo; maschere viventi, capaci di valicare i secoli, prototipi di tipologie senza tempo. Fra tutti, spicca l’emblematico personaggio del ‘servus callidus’, il servo astuto, inventore di mille trovate esilaranti, motore dell’azione che si dipana in avvincenti intrecci drammaturgici”.

Altri personaggi ricorrenti (o maschere) che caratterizzano la commedia sono l’“adulescens” (ovvero il giovane innamorato) e il senex (il vecchio, nel nostro caso il padre).

Nelle note di regia, Vincenzo Zingaro, che ha realizzato come sempre una puntuale e profonda operazione filologica, spiega di aver utilizzato per i nomi dei personaggi la traduzione fattane da Ettore Paratore, che “restituisce appieno la vivacità dei colori e del carattere, espressi dall’originale latino”.

Ma vediamo in rapida sintesi che cosa succede: il ricco Azzeccatutto (nell’originale plautino Teopropide, che vuol dire figlio di indovino!) parte per un viaggio d’affari, lasciando libero di agire il figlio, Fiordamore (Filolachete, ovvero amico della sorte).

Questi, invaghitosi di Baciucchiella (Filemazia), dilapida parte del patrimonio, con la complicità del furbo servo Trappola (Tranion). L’improvviso ritorno di Azzeccatutto induce il furbo servo Trappola a fargli credere che la sua casa è infestata dai fantasmi.

Il povero padre, credulone, fa i debiti scongiuri ed evita di entrare in casa, dove in realtà avrebbe trovato il figlio intento a gozzovigliare con donne e amici vari. L’espediente consente ai gaudenti ospiti di uscire dal retro, e alla fine, tutto si aggiusterà, in quanto il cuore di padre perdonerà al figlio le sue giovanili debolezze.

 

Un lavoro di sicuro interesse, sia sotto il profilo storico-culturale che sotto il profilo meramente teatrale.

Per precisa scelta registica sul palco si sentono gli accenti di vari dialetti italici, che conferiscono un forte accento popolare al lavoro, valorizzato anche dalla bravura dei singoli protagonisti, tutti degni di merito e di menzione.

Ugo Cardinali dà vita a uno magnifico Azzeccatutto, Piero Sarpa è bravissimo nel ruolo di Trappola, Rocco Militano è un efficace Nasabecco, Fabrizio Passerini ha il doppio ruolo di Rubacuori e Schifaquattrini, mentre Riccardo Graziosi si fa notare nei ruoli di Fiordamore e di Fiaccola. Annalena Lombardi è l’irresistibile Baciucchiella, mentre Laura De Angelis ci regala il colorito personaggio di Barcaccia.

Vincenzo Zingaro (che ha curato anche l’adattamento del testo) ha messo su uno spettacolo di pregio, arricchito dalle musiche di Giovanni Zappalorto. Efficaci anche i costumi, firmati da Emiliana Di Rubbo e le maschere di Carboni Studio.

Salvatore Scirè

 

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giornalista e fotografo – commediografo e regista teatraleLaureato in Giurisprudenza, ha studiato lingue straniere e musica. In campo giornalistico si è occupato di vari temi, ma ha sempre prediletto il reportage geografico, formando testi e foto e pubblicando su importanti testate nazionali.E’ autore di tre libri fotografici: Roma nel cuore (Rizzoli Editore l982, prefazione di Carlo Lizzani) Gargano spettacolo della natura (Ed. Magnus 1987, prefazione di Nantas Salvalaggio) Roma colori del tempo (Il Capitello 1989 - II ediz. 2000 - prefazione di Giulio Andreotti). Ha pubblicato il saggio umoristico Donne... maneggiare con cura! (Liux Edizioni 2012)Da 22 anni scrive per il teatro come commediografo; da 16 anni si occupa anche di regia teatrale. Ha scritto una ventina di commedie, tra cui Professione separata! Ciao papà, ti presento mia madre!Cocktail di scambi; C’è un morto giù in cantina!

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