Alla Fondation Beyeler è aperta una grande mostra dedicata a uno degli maggiori artisti americani del XX secolo, Edward Hopper. Resterà aperta fino 17 maggio 2020. E’ curata da Ulf Kuster.
Apre in grande stile la stagione delle mostre alla Fondation Beyeler con il grande artista americano del ‘900 Edward Hopper, colui che è noto per la sua prospettiva della vita moderna vista in modo unico e molto personale. Edward Hopper che nasce come illustratore, è conosciuto soprattutto per la sue opere ad olio che quasi mai presentano persone, soprattutto nei paesaggi che sono il fulcro di quest’esposizione.
Molte sono state le mostre di Hopper in Italia, ma questa della Fondation Beyeler in Svizzera è incentrata solo suoi paesaggi dove le persone mancano e le poche figure umane sembrano guardare fuori dal dipinto, come se ciò che accade non fosse accessibile al visitatore. L’artista mette in luce un’America medio-borghese dove le persone mancano o sembrano estranee all’opera, cosa che ha fatto parlare di solitudine, mentre Hopper lo ha sempre negato facendo comprendere che il suo interesse era dedicato alla composizione geometrica e a seconda dell’opera, alla luce, ai colori creando il silenzio per bloccare l’attimo in senso cinematografico.
Infatti la sua cifra stilistica è proprio la composizione geometrica, la riduzione dei particolari, e la qualità della luce. Quest’esposizione si concentra in effetti sulle rappresentazioni iconiche di Hopper con la grande profusione di paesaggi e di paesaggi urbani americani che non sempre sono stati messi in evidenza, benchè siano la chiave per comprendere il suo lavoro.
Con acquarelli e dipinti a olio che vanno dal 1910 al 1960, la mostra presenta una panoramica della natura poliedrica dell’opera di Edward Hopper che si è evoluto escludendo le tendenze popolari del suo tempo. I sui studi giovanili lo avevano portato ad avere come punti di riferimento Velasquez, Goya, Courbet e Manet, a sua volta ha esercitato una notevole influenza sui pittori contemporanei del tipo Peter Doig e il suo particolare realismo è servito a rendere un suo mondo del reale con inquadrature di tipo cinematografico.
Per confermare la sua visione filmica, durante l’esposizione è proiettato il film in 3D, cortometraggio del famoso regista e fotografo americano Win Wenders, Wings of Desire ispirato allo spirito americano di Hopper.
L’esposizione è organizzata dalla Fondation Beyeler in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York che possiede ben 3000 opere del Maestro donate dalla moglie, sua unica modella.
Emilia Dodi