Massimo Wertmuller fra La gente di Cerami

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Parole e musica al Teatro Sette di Roma per lo spettacolo La Gente di Cerami, che vede protagonisti Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo, in scena da martedì 11 febbraio. Visum lo ha intervistato.

Una serata in compagnia delle parole di Vincenzo Cerami – scrittore, drammaturgo, poeta e sceneggiatore, scomparso nel 2013 – e delle musiche del Maestro Nicola Piovani, eseguite da Alessio Mancini e Sergio Colicchio. Brevi racconti adattati all’utilizzo scenico della figlia Aisha Cerami che nascondono una poetica lucida, spietata.

Massimo, chi è La Gente di Cerami?

E’ un popolo di antieroi che fanno parte del grigiore quotidiano, del piccolo quotidiano. Sotto lo sguardo di Cerami queste persone diventano eroi piccoli e grandi, eroi quotidiani di storie che poi sono quelle che raccontiamo io e Anna in scena. Portare in scena questo spettacolo – spiega Wertmuller a Visum – è stata una grande scommessa, abbiamo avuto difficoltà nel trasportare quella cifra letteraria, essendo pagine strappate dai suoi libri grazie a sua figlia Aisha che l’ha trasformata in cifra teatrale. Il successo più bello che abbiamo avuto con lo spettacolo è stato quello di riuscire a trovare questa cifra. Una serie di maschere e ognuna racconta dei personaggi diversi in cui la gente si riconosce”.

Con Anna Ferruzzo racconta visivamente la quotidianità della gente. E’ stato difficile rendere visibile tutto ciò?

Abbastanza difficile, una scommessa vinta che non era però scontata. Ma dobbiamo ringraziare il pubblico che ha apprezzato questo lavoro gratificandoci”.

La Gente di Cerami si può definire un testo attuale?

Sì, indubbiamente. I personaggi che raccontiamo sono moderni, ancora oggi ci circondano, basta saperli scovare questi antieroi, si riconoscono; questa era una delle prerogative di Vincenzo Cerami, un grande autore che sapeva vedere dove gli altri non vedevano. Ha sempre precorso i tempi e sarebbe stato bello vedere il suo sguardo su quest’opera teatrale. Credo che l’avrebbe gradita, avrebbe potuto dire la sua su certi valori, certe tensioni, certe inciviltà, sulla maleducazione che dilaga. Cerami si guardava intorno e sono sicuro che avrebbe detto la sua anche su questa povera Roma rovinata, abbandonata”.

Lo spettacolo è già stato a Roma l’anno scorso. Il pubblico come ha reagito?

L’abbiamo proposto al Teatro Vascello e al Teatro Vittoria. Il pubblico ha reagito bene perché, come dicevo, si ritrova nella ‘gente’ che rappresentiamo. Anche se vengono raccontate la solitudine, la pochezza, il grigiore, il tutto viene fatto in maniera divertente, ironica. Si ride ma ci si commuove anche”.

Che ricordo ha di Vincenzo Cerami?

Un ricordo bellissimo. Era un uomo simpatico, sarcastico, intelligente, di un umorismo unico. Ricordo il suo sorriso radioso e anche se aveva una sua inquietudine interna era un uomo disponibile, dotato di una grande semplicità, quella che hanno i grandi, una persona accogliente”.

Progetti futuri?

Fino alla prossima primavera sarò impegnato con questo spettacolo. Parallelamente, sempre con Anna Ferruzzo, porteremo in giro Iliade, uno spettacolo molto particolare di Alessandro Baricco, dove tutti i personaggi dell’opera quali Achille, Agamennone, Patroclo, Ettore, Priamo, Paride, è come se fossero dei nostri vicini di casa. Per il resto non ho niente di definito, sto vagliando delle proposte e per fare un parallelismo, diciamo, ‘un po’ di pop corn che comincia a scoppiettare’”.

Giancarlo Leone

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