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    Categories: Spettacolo

Ozpetek a teatro affascina con le sue Mine vaganti

Dopo una breve tournée in giro per l’Italia, è approdata al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, fino al 1 marzo, la trasposizione cinematografica del capolavoro di Ferzan Ozpetek, Mine vaganti, che vede tra i protagonisti Francesco Pannofino, Paola Minaccioni e Caterina Vertova.

Siamo nel 2010 e nelle sale cinematografiche arrivava Mine vaganti, ottava fatica del regista italo-turco Ferzan Ozpetek che in poco tempo si rivela uno dei suoi più noti importanti successi professionali in grado di raccogliere il plauso della critica italiana e internazionale. Dieci anni dopo arriva, un po’ a sorpresa, e dopo la pressione della produzione dello spettacolo che ha dovuto insistere per convincere Ozpetek a rimettere mano al materiale originale, la trasposizione teatrale, che dopo una breve tournée in giro per l’Italia è approdata al Teatro Ambra Jovinelli di Roma fino al 1° marzo, non poteva essere più sorprendente.

Ovviamente nella versione teatrale di Mine vaganti gli interpreti sono totalmente nuovi rispetto al film: i genitori sono Francesco Pannofino e Paola Minaccioni, i figli interpretati da Arturo Moselli e Giorgio Marchesi, mentre spetta a Caterina Vertova il bel ruolo della nonna, la mina vagante della famiglia che assumerà su di sé il compito di risolvere la vicenda.

 

 

 

Le scene sono essenziali, mutevoli, grazie ad un semplice spostarsi di tendaggi. La casa rimane al centro, mentre del pastificio della famiglia Cantone si parla spesso, senza mai vederlo veramente, come pure dei compaesani curiosi, seduti in platea che rappresenta la piazza del paese, dove gli attori scendono, camminano, si muovono, infrangendo la quarta parete in un divertente gioco di rimandi.

 

 

 

L’ambientazione rispetto al film si sposta da Lecce in Campania, nella zona di Gragnano, l’inflessione dialettale crea effetti molto comici, specie nei dialoghi fra i due genitori e con la cameriera, con le pause ad effetto, le esclamazioni, le battute al fulmicotone.

 

La versione teatrale vede come narratore Tommaso, il figlio che vorrebbe finalmente confessare che a Roma studia Lettere e vuol fare lo scrittore, ha un amico con cui convive, è gay e non si occuperà mai del pastificio. Ma Antonio, il fratello maggiore, lo batte sul tempo: ha lavorato, ha sopportato, si è impegnato da bravo primogenito, ma ora spetta a lui dire la verità. Così brucia l’occasione al fratello che non può svelarsi al padre, un uomo all’antica, un po’ rozzo, anche se affettuoso e buono, che cerca a tutti i costi di non credere alla realtà. Le donne, al contrario, pur con tante incertezze, hanno capito, soprattutto la nonna, umana e comprensiva, lei stessa in gioventù colpevole di un grande amore mai dimenticato: quello per il cognato. Lei che, malata di diabete, sceglierà di darsi la morte mangiando dolci in quantità per lasciare la propria parte in eredità ai nipoti.

La vicenda si sviluppa fra colpi di scena (come l’arrivo inaspettato degli amici gay da Roma di Tommaso, bravissimi Francesco Maggi che interpreta Andrea, Edoardo Purgatori che interpreta Davide e Luca Pantini che è Marco, compagno di Tommaso), equivoci (come lo spettacolo delle drag-queen frainteso dal padre: “Sono bravi, sono attori”), momenti di disagio e contrasto fra i due fratelli, divertenti battibecchi fra la zia Luciana, sorella di Vincenzo, interpretata da Sarah Falanga in cerca sempre di un bicchierino e di un bel giovanotto e la cognata Stefania Cantone, interpretata da Paola Minaccioni.

 

Lo spettacolo scorre veloce, con grande ritmo, grazie all’interpretazione dell’intera compagnia affiatata e ben assortita, tutti bravissimi e a loro agio, ognuno ben compenetrato nel proprio ruolo. Divertente il ruolo della cameriera di casa Cantone, Teresa, interpretata da Mimma Lovoi.

 

La regia è coinvolgente, come era nelle intenzioni di Ozpetek, che non fa rimpiangere il cast cinematografico. Tragedia e riso sono un po’ meno bilanciati rispetto al film, ma se ne guadagna in intrattenimento e alla fine, al netto delle riflessioni sull’argomento ancora attuale, ci si diverte moltissimo. Da vedere, assolutamente imperdibile.

Giancarlo Leone

Giancarlo Leone: Giornalista specializzato in teatro