Nel Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro sede del Pio Sodalizio dei Piceni, è arrivata e resterà aperta fino al 5 luglio 2020, a ingresso gratuito, la seconda tappa della mostra con le opere restaurate a seguito del terremoto del 2016 nella Marche. E’ curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi.
La seconda tappa della mostra che riguarda i restauri delle opere d’arte che hanno subìto danni dal sisma del 2016, dopo essere state esposte a Ascoli Piceno sono arrivate a Roma, visibili gratuitamente, in San Salvatore in Lauro sede della Fondazione del Pio Sodalizio dei Piceni che con Anci Marche ha contribuito al restauro eseguito con l’apporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e con la Regione stessa.
La mostra in tre tappe partite dalla zona del cratere a Ascoli Piceno presso il Forte Malatestiano e dopo la Capitale andrà a Senigallia luogo di villeggiatura dove potrà essere ammirata da molti turisti. Si tratta di 36 opere d’arte che vanno dal ‘400 al ‘700, alcune di grandi firme come quella di Jacobello del Fiore, Vittorio Crivelli, Cola dell’Amatrice, Giovanni Baglione e Giovanni Serodine, altre sono opere forse meno importanti, ma tutte di devozione come le croci lignee di ambito tedesco che erano oggetto di culto da parte dei fedeli.
Di Jacobello del Fiore è stata recuperata, studiata e portata a nuova vita la Serie delle Scene della vita di Santa Lucia che provengono dal Palazzo dei Priori di Fermo, mentre di Vittorio Crivelli c’è la Madonna col Bambino e Angeli musicanti di Sarnano, di Cola dell’Amatrice lo sguardo è portato verso la Natività con i Santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca che era situata nella sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno.
E ancora da Roma ci sono le opere del Baglione artista importante e Serodine proveniente dalla Svizzera che fu un seguace del Caravaggio. I restauri che sono stati eseguiti da tecnici tutti marchigiani in collaborazione con l’Università di Camerino e quella di Urbino nonché la direzione scientifica della Soprintendenza, hanno avuto analisi diagnostiche con i più importanti mezzi odierni e questo ha fatto sì che non fosse stato solo posto rimedio ai danni del terremoto, ma che ciascuna opera sia stata studiata e valutata portando alla luce nuove attribuzioni, studiando la tecnica pittorica e i materiali impiegati da ciascun pittore.
L’esposizione permette di conoscere anche tutti i luoghi dove le opere si trovavano al tempo facendo ben comprendere come la Regione Marche grazie alla devozione del popolo, sia piena in ogni cittadina o città di opere d’arte, dal centro al mare. Inoltre come spiegato Pierluigi Moriconi: “Terminate le mostre, le opere che non possono essere collocate nelle loro sedi originali perché crollate o ancora non restaurate, saranno collocate in 8 depositi e li saranno a disposizione del pubblico.
Anna Camia