Il Castello Sforzesco di Milano nella Sala dei Ducali presenta un’ulteriore mostra “l’Atelier di Leonardo e il Salvator Mundi”. Si tratta di opere di allievi del Maestro di Vinci e di uno studio rinvenuto recentemente e attribuito alla bottega di Leonardo, mai esposto al pubblico. La mostra è curata da Pietro C. Marani e Alessia Alberti.
Il Castello Sforzesco, dove si sono svolte due mostre multimediali unitamente ad una serie di mostre dedicate alla grafica del Maestro di Vinci e a quella della sua cerchia con l’attribuzione a di un disegno Francesco Melzi’ erede e allievo di Leonardo, presenta ora una nuova opera, un foglio custodito presso il Gabinetto dei Disegni, e mai esposto al pubblico.
Si tratta di un’elaborazione del Salvator Mundi all’interno dell’Atelier di Leonardo realizzato tra il 1510 e il 1513 e fa conoscere le modalità di copia dei suoi allievi. Quest’opera aggiunge un nuovo elemento alla fortuna cinquecentesca del Salvator Mundi in ambito lombardo, grazie alla presenza di alcuni fogli inediti delle collezioni del Castello Sforzesco. L’esposizione presenta al pubblico il foglio ri-scoperto, unito ad altre opere del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco e importanti prestiti della Biblioteca Ambrosiana.
Il disegno in oggetto viene presentato all’interno di una teca per permetterne la visione da entrambi i lati, e dopo l’intervento di restauro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è entrato nelle collezioni nel 1924 tramite un acquisto dal Santuario di Santa Maria presso San Celso. Sul recto del foglio ci sono figure copiate da studi anatomici di Leonardo che risalgono a varie epoche dal 1487 circa al 1510-13.
Il foglio dimostra come gli originali del Maestro si trovassero ancora tutti nella bottega e quindi potessero essere copiati dagli allievi. Non solo, ma una parte di questi disegni, quelli rifiniti a penna e inchiostro sono di buona qualità e sono stati tracciati seguendo un disegno sottostante a matita rossa che potrebbe far pensare ad una traccia debole di Leonardo.
Sul verso del foglio c’è una scritta a matita nera o carboncino che rimanda a uno dei dipinti più discussi di Leonardo il “Salvator Mundi”. Si tratta di un primo abbozzo per un epitaffio o scritta esplicativa nel periodo nel quale furono eseguite repliche da Gian Giacomo Caprotti detto il Salai, della quali una è nella Biblioteca Ambrosiana.
Gli studi anatomici e il tipo di carta non pergamena, lo fanno risalire al secondo decennio del Cinquecento per cui è proposta l’attribuzione proprio al Caprotti. A questo scopo la mostra è stata posta vicino alla Sala delle Asse dove esisteva il Laboratorio del Maestro di Vinci e dove agli affreschi hanno certamente contribuito anche gli allievi.
L’esposizione fa parte delle celebrazioni leonardesche dello scorso anno che hanno visto un nucleo nutrito di mostre in tutta Italia.
Emilia Dodi